Vertigini e ronzio alle orecchie

Le vertigini periferiche si manifestano quando l’impressione che l’ambiente circostante si muova o ruoti tutto intorno è accompagnata da un fastidioso ronzio alle orecchie. Si tratta di un disturbo provocato dall’alterazione dell’apparato vestibolare dell’orecchio interno. Per un trattamento efficace delle vertigini, è necessario sottoporsi ad un’attenta diagnosi medica. Solo così, infatti, è possibile individuare le cause scatenanti del disturbo, oltre che la soluzione più adeguata alla risoluzione del problema.

Che cosa sono le vertigini all’orecchio

Le vertigini all’orecchio sono un sintomo che si manifesta restituendo alla persona che ne è affetta la sensazione che l’ambiente attorno a lei si muova o ruoti. Per scongiurare possibili complicanze, è necessario intervenire tempestivamente, sottoponendosi ad un controllo medico specialistico.

Generalmente, le vertigini per orecchio si presentano all’improvviso. Tuttavia, è possibile che le vertigini periferiche e il ronzio all’orecchio compaiano gradualmente. A carattere intermittente, questo disturbo è da ricondurre alla presenza di un’interferenza con la circolazione delle delicate strutture dell’orecchio interno. Tali modificazioni intaccano i vasi sanguigni e provocano vertigini periferiche che alterano la percezione dell’ambiente circostante.

Molto spesso, inoltre, le interferenze con la circolazione sanguigna dell’orecchio interno causano acufeni, ovvero restituiscono una sensazione soggettiva di rumore all’orecchio. Un esempio è il ronzio alle orecchie, un fastidioso rumore acustico che si manifesta in forma continua o intermittente in assenza di stimoli sonori provenienti da fonti ambientali.

I sintomi delle vertigini all’orecchio

Spesso, all’acufene e alle vertigini periferiche causate dall’alterazione della circolazione sanguigna delle strutture dell’orecchio interno si associano altri sintomi che, insieme, concorrono alla sensazione di malessere generale avvertita dalla persona che è affetta dal disturbo.

Approfondirli e riconoscerli è importante per riuscire ad intervenire tempestivamente ed evitare possibili complicanze future a carico dell’apparato uditivo. I sintomi più comuni associati al ronzio dell’orecchio e alle vertigini sono i seguenti:

  •         perdita di equilibrio: instabilità del corpo rispetto agli ambienti in cui si trova e agli oggetti circostanti;
  •         mal di testa: dolori di varia natura localizzati alla testa che possono manifestarsi a livelli di intensità variabili;
  •         nausea: mal di stomaco associato alla sensazione urgente di vomitare;
  •         sudorazione: rilascio eccessivo di sudore attraverso le ghiandole sudoripare;
  •         nistagmo: movimento oscillatorio incontrollato dei bulbi oculari;
  •         perdita dell’udito;
  •         sensazione di malessere generale.

Coloro che soffrono di vertigini possono percepire le sensazioni indotte dai sintomi a cui questo disturbo è associato in modo diverso. Alcuni, infatti, avvertono sensazioni appena accennate. Altri, invece, possono essere vittime di manifestazioni più gravi e marcate.

Le vertigini periferiche e il ronzio all’orecchio hanno una durata che varia da paziente a paziente. In alcuni casi, i sintomi all’orecchio interno e le vertigini svaniscono dopo pochi secondi o minuti. In altri, invece, il decorso del disturbo è più lungo e i sintomi si protraggono per diverse ore o giorni. Se ricorrenti o persistenti, è consigliabile rivolgersi ad un medico per ricevere una consulenza specialistica.

Le cause

Le cause scatenanti più comuni connesse all’insorgere di vertigini periferiche accompagnate dalla percezione di fastidiosi ronzii all’orecchio sono:

        vertigine parossistica posizionale benigna: è la causa di vertigini periferiche più comune. Si tratta della formazione di cristalli di carbonato di calcio all’interno dell’apparato vestibolare che, muovendosi, causano il malfunzionamento dell’orecchio, provocando le vertigini. Generalmente, la VPPB (Vertigine Parossistica Posizionale Benigna) insorge a seguito di infezioni dell’orecchio, interventi chirurgici all’apparato acustico o traumi alla testa;

  •         labirintite: infiammazione dei canali che costituiscono l’apparato vestibolare dell’orecchio interno. Insorge a seguito di un’infezione virale o batterica, un trauma cranico o una reazione allergica. Il labirinto dell’orecchio interno, malfunzionante, invia segnali errati al cervello e causa vertigini;
  •         neuronite vestibolare: infiammazione virale dei nervi che collegano l’encefalo al labirinto. La funzionalità dei nervi viene compromessa e il cervello riceve segnali sbagliati, causando le vertigini;
  •         sindrome di Ménière: malattia dell’orecchio interno causata dall’accumulo di endolinfa (liquido che consente la trasmissione dei segnali nervosi connessi all’equilibrio) nel labirinto. Ne consegue la sensazione di vertigine.

Raramente, accade che il ronzio orecchio e vertigini periferiche siano causati dall’assunzione di medicinali come effetto collaterale. Tra questi è bene citare: cisplatino, antibiotici, diuretici e salicilati.

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Diagnosi

Quando il paziente che avverte vertigini accompagnate da ronzii all’orecchio si rivolge al medico per ricevere una consulenza specialistica, quest’ultimo è chiamato a condurre un attento esame diagnostico, al fine di intercettare le cause del problema e indicare al paziente la terapia più adeguata da seguire per risolvere il disturbo e scongiurare l’insorgere di ulteriori complicanze a carico dell’apparato uditivo.

Generalmente, nella fase iniziale della visita, il medico sottopone il paziente ad un breve questionario. Seguono un esame diagnostico obiettivo e accurato e un’analisi attenta della storia clinica del paziente. Da ultimo, valutato il quadro dei sintomi avvertiti dal paziente e considerati tutti gli approfondimenti del caso clinico specifico, il medico indica al paziente gli esami approfonditi ai quali è bene che si sottoponga.

Al momento del questionario, il medico chiede al paziente di:

  •        descrivere l’insorgenza dei sintomi;
  •        approfondire le sensazioni avvertite al manifestarsi delle vertigini per la prima volta;
  •       delineare eventuali sintomi associati (ronzio alle orecchie e vertigini);
  •        definire la frequenza con cui si manifestano gli episodi di vertigini (frequenti e persistenti o intermittenti);
  •        riferire se tale disturbo ostacola il corretto svolgimento delle attività quotidiane (studiare, lavorare, camminare);
  •        spiegare se alcuni gesti o movimenti che compie peggiorano la sensazione di vertigine;
  •        esprimere se, al manifestarsi dei sintomi, ha provato sollievo compiendo qualche azione particolare.

Le risposte a queste domande sono molto importanti perché consentono al medico di approfondire il quadro sintomatologico e di sapere se il paziente ha sofferto di perdita dell’udito, acufene o altri disturbi.

Terminato il questionario iniziale, il medico provvede ad eseguire l’esame obiettivo. Quest’ultimo rappresenta il primo passo verso l’individuazione delle cause scatenanti delle vertigini per orecchio. Durante l’esame obiettivo, il medico visita il paziente e valuta la sua sintomatologia. Effettua un’analisi interna dell’orecchio ed esegue le prove per il nistagmo. Analisi dell’orecchio interno e prove per il nistagmo sono i due momenti chiave dell’esame obiettivo perché, spesso, conducono il medico al riconoscimento degli esami più approfonditi a cui sottoporre il paziente.

Quando il paziente riceve la prescrizione medica per sottoporsi ad esami diagnostici più approfonditi, è possibile che il medico riesca a risalire alla causa delle vertigini. Infatti, la conoscenza dei fattori scatenanti del disturbo permette al medico specialista di pianificare la terapia da seguire per risolvere il problema.

Gli esami di approfondimento a cui è possibile sottoporre un paziente affetto da vertigini e ronzio all’orecchio sono molteplici. Tra questi ci sono:

  •         test audiometrici: i test dell’udito consentono di riconoscere eventuali perdite uditive. Nel caso in cui il paziente soffra di un abbassamento dell’udito, questi test permettono di valutare anche l’entità del disturbo (lieve, moderata, grave);
  •         prove termiche per l’orecchio: sono esami che si eseguono introducendo nell’orecchio del paziente soluzioni calde o fredde o, in alternativa, aria calda o fredda. Lo scopo è quello di verificare come influisce sull’organo dell’equilibrio situato nell’orecchio interno il cambio di temperatura. Queste prove sono indolore e durano all’incirca 30 minuti;
  •         videonistagmografia ed elettronistagmografia: sono esami che consentono al medico di analizzare dettagliatamente i segni di nistagmo. Entrambi i test prevedono che il paziente indossi degli occhiali particolari e osservi oggetti in movimento attorno a lui. Non sono test dolorosi, ma possono risultare fastidiosi per il paziente perché prevedono alcune manovre liberatorie. Queste ultime, infatti, possono causare nausea, vomito, instabilità o malessere generale. Tuttavia, si tratta di sintomi che passano nel giro di poco tempo;
  •         esame posturografico: è un esame che consente di valutare la capacità di equilibrio del paziente. È previsto l’impiego di un macchinario particolare che restituisce importanti dati circa la visione e la propriocezione del paziente. Il macchinario utilizzato è un posturografo e consente, grazie alla presenza di una pedana dinamometrica, di rilevare la distribuzione del peso corporeo del paziente. Questo esame permette di valutare le condizioni di equilibrio e di studiare la posizione e la proiezione a terra del baricentro;
  •         esami di diagnostica per immagini: gli esami più comuni sono la TAC e la risonanza magnetica nucleare. Si tratta di due esami indolore che consentono al medico di avere una visione chiara, tramite immagini dettagliate, sulla condizione degli organi e dei tessuti interni del paziente. È bene specificare che la risonanza magnetica nucleare non è un esame invasivo, mentre la TAC sottopone il paziente ad una dose massiva di radiazioni ionizzanti.

Trattamenti e rimedi

Il trattamento delle vertigini periferiche associate al ronzio all’orecchio dipende dalle cause scatenanti e dalla gravità dei sintomi avvertiti dal paziente. Considerate le principali cause di vertigini per orecchio, è possibile passare in rassegna alcune tra le terapie per vertigini più comuni:

        vertigine parossistica posizionale benigna: i pazienti affetti da vertigine parossistica posizionale benigna, generalmente, guariscono nel giro di qualche settimana. Per questo motivo, non vengono indicati particolari trattamenti da seguire. Tuttavia, i medici consigliano al paziente di alzarsi lentamente dal letto e di evitare di rivolgere lo sguardo verso l’alto. Inoltre, consigliano di sottoporsi alla manovra di Epley. Essa prevede che il paziente esegua quattro specifici movimenti con la testa, allo scopo di muovere i cristalli di carbonato di calcio e di favorirne lo spostamento in zone innocue dal punto di vista sintomatico. Può accadere che questa manovra non dia risultati o che non possa essere eseguita per problemi al collo. In questi casi, il medico suggerisce al paziente di eseguire gli esercizi di Brandt-Daroff. Tali esercizi prevedono che il paziente si posizioni sulla metà del letto, lasciandosi andare su un fianco, fino ad appoggiare l’orecchio sul materasso. Si è chiamati a ripetere questo movimento per 4 o 5 volte, con appoggi alternati, prima sulla spalla destra e poi sulla spalla sinistra. Questi esercizi dovrebbero far cessare la sensazione di vertigine periferica;

  •         labirintite: non esistono trattamenti particolari per la labirintite. In questi casi, il medico consiglia al paziente di stare a riposo, in attesa che l’infiammazione guarisca in modo naturale. Se, invece, la labirintite ha un’origine batterica, è consigliata l’assunzione immediata di antibiotici. Alcune particolari forme di labirintite, inoltre, richiedono un trattamento specifico, chiamato riabilitazione vestibolare. Quest’ultima consiste nell’esecuzione di alcuni esercizi che hanno come scopo quello di contribuire all’adattamento del cervello rispetto alle vertigini periferiche. In altri termini, la riabilitazione vestibolare consente di abituare il cervello del paziente a riconoscere le sensazioni anomale avvertite durante la manifestazione delle vertigini e del ronzio all’orecchio;
  •         neuronite vestibolare: generalmente, la neuronite vestibolare guarisce in modo spontaneo nel giro di qualche settimana. Se le vertigini sono severe e invalidanti, i medici consigliano di sdraiarsi fino al termine dei sintomi. È sconsigliato l’uso di alcolici, oltre che sottoporsi ad uno sforzo fisico eccessivo. In alcuni casi, è consigliata l’assunzione di farmaci, come antistaminici e medicinali contenenti la proclorperazina;
  •         sindrome di Ménière: per capire come calmare le vertigini causate dalla sindrome di Ménière, è necessario conoscere tutti i trattamenti che hanno ricevuto approvazione medica. Innanzitutto, è consigliabile adottare una dieta iposodica e assumere proclorperazina, cinnarizina e ciclizina, per attenuare sintomi come la nausea e il vomito. Altri trattamenti prevedono l’assunzione di betaistina e gentamicina per prevenire le vertigini periferiche o l’uso di apparecchi acustici. Infine, risultano utili alla risoluzione del problema anche la fisioterapia, per migliorare le proprie capacità di equilibrio, e le terapie del suono.

Quando l’attacco di vertigini periferiche è in atto, è consigliabile sdraiarsi all’interno di una stanza poco illuminata e poco rumorosa. Tale condizione dovrebbe contribuire ad attenuare la vertigine e, quindi, la sensazione dell’ambiente circostante che ruota, oltre che il ronzio all’orecchio e la nausea.

Per prevenire il manifestarsi delle vertigini o evitare che i sintomi connessi al disturbo peggiorino, la soluzione migliore è quella di sottrarsi a situazioni potenzialmente stressanti e prendere le distanze emotive necessarie dalle fonti di disturbo che generano ansia e preoccupazione.