Acufene

L’acufene è una patologia che interessa il 10-15% della popolazione: circa 20 milioni di persone sono affette da acufene cronico che ha implicazioni sulla loro vita, mentre 2 milioni di persone presentano sintomi estremamente debilitanti. La causa scatenante dell’acufene può dipendere da diversi fattori - per citarne solo alcuni - come il livello di stress, il benessere emotivo, problemi alla colonna cervicale e disturbi temporomandibolari. Alcuni pazienti soffrono di fischio nell’orecchio e pressione alta o bassa.

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L’acufene interessa circa il 10-15% della popolazione.

Che cos’è l’acufene

L’acufene è un disturbo uditivo che si manifesta con una sensazione acustica (in alcuni casi particolarmente fastidiosa) che viene avvertita sotto forma di fischi, ronzii, fruscii, sibilii e altri suoni senza che nessuna sorgente esterna l’abbia generata. Queste sensazioni possono essere percepite da un orecchio solo, da entrambi oppure possono essere localizzate genericamente al centro della testa.

In medicina, l’acufene viene diviso in due categorie (acufene compensato e acufene scompensato) e quattro differenti gradi di gravità. Per quanto riguarda la prima distinzione:

  • Acufene compensato: le persone che soffrono di questa tipologia di acufene percepiscono il ronzio all’orecchio, ma possono gestirlo in modo soddisfacente. Di conseguenza, non si osservano problemi fisici o psicologici e la qualità della vita viene compromessa solo in minima parte.
  • Acufene scompensato: in chi soffre di acufene scompensato, i ronzii influiscono in maniera significativa sulla salute fisica e/o mentale e si possono tradurre in un elevato livello di sofferenza.

Per quanto concerne la gravità[1], gli esperti sono soliti dividere l’acufene in quattro gradi che identificano il grado di sofferenza in chi soffre di acufene:

  • Gravità I: la persona non percepisce alcuna sofferenza;
  • Gravità II: il ronzio auricolare si presenta soprattutto in ambienti in completo silenzio e soprattutto in concomitanza con forte tensione o stress.
  • Gravità III: chi soffre di questa tipologia di acufene percepisce in maniera costante le ripercussioni sulla vita privata e professionale. Compaiono inoltre sintomi associati quali disturbi del sonno, della concentrazione e alterazioni dell’equilibrio.
  • Gravità IV: per le persone che soffrono di acufene di gravità IV, percepiscono questo disturbo come invalidante nello svolgimento della propria quotidianità. Possono presentarsi anche problemi di salute correlati quali emicrania e profonda tristezza.

Inoltre, è opportuno ricordare che, in base alla durata dei fischi e ronzii è possibile distinguere tra tre forme di acufene:

  • Acufene acuto: le persone soffrono di fischi fastidiosi all’orecchio che si presentano in maniera improvvisa e possono durare fino a tre mesi.
  • Acufene subacuto: si parla di acufene subacuto quando il ronzio dura dai tre mesi ai 12 mesi. 
  • Acufene cronico: in questo caso il l’acufene dura da più di un anno ed è percepito in maniera permanente. 

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Sintomi dell’acufene

Il principale sintomo con cui si può presentare l’acufene è la sensazione di un fischio avvertito in uno o entrambe le orecchie. La percezione di questo rumore può aumentare o diminuire in base al rumore dell’ambiente circostante, determinando un “effetto mascheramento”: per questo, la persona può soffrire di acufene leggero nei luoghi più rumorosi (es: centri commerciali, strade particolarmente affollate) o più intenso nei luoghi più silenziosi (es: durante la notte, quando si prende sonno).

È opportuno sottolineare che l’acufene si presenta con una maggiore incidenza in concomitanza dell’invecchiamento: circa un 1 caso su 3 di acufene viene registrato nei pazienti tra i 60 e i 69 anni. Questo dato non deve sorprendere dal momento che il catalizzatore primario per l’acufene è l’ipoacusia che, a sua volta, subisce un incremento dopo i 60 anni di età.

L’acufene può essere abbinato ad alcuni sintomi associati tra cui:

  • Sensazione di pressione alla testa o all’orecchio
  • Disturbi del sonno, problemi di concentrazione, nervosismo, irritabilità
  • Vertigini, alterazioni dell’equilibrio
  • Mal di testa, emicrania
  • Dolori alle orecchie
  • Forme d’ansia e stati d’animo alterati
  • Tensioni muscolari nell’area della colonna vertebrale cervicale o della mascella
  • Disacusia, ossia una percezione dei suoni distorta e alterata
  • Iperacusia, ossia una ipersensibilità ai rumori forti

Dal punto di vista clinico, l’acufene viene spesso classificato in due tipologie differenti: acufene soggettivo e acufene oggettivo:

  • L’acufene soggettivo è di gran lunga più diffuso e si caratterizza per la percezione del suono fastidioso solo da parte del singolo individuo. Viene tipicamente associato all’ipoacusia (sia neurosensoriale, sia trasmissiva) e deriva da un disturbo o da un’alterazione del sistema uditivo. L’acufene somatico (chiamato anche acufene somatosensoriale) è un sottotipo di acufene soggettivo in cui la frequenza o l’intensità del rumore cambiano a seconda dei movimenti del corpo che vengono compiuti, come serrare la mascella (bruxismo), roteare gli occhi o applicare una pressione sulla testa e sul collo.
  • L’acufene oggettivo è più raro rispetto a quello soggettivo e si presenta con un rumore reale proveniente dal canale uditivo poiché generato da strutture vicine all’orecchio. Il rumore può essere talmente forte da essere avvertito dall’audioprotesista durante l’esame del paziente: ciò accade perché il rumore ha origine da una zona vicina all’orecchio medio e, di solito, implica la presenza di un flusso vascolare sanguigno che produce un suono udibile, spesso pulsante.

Cause più comuni dell’acufene

Il 40% delle persone alle quali viene diagnosticato l’acufene non è in grado di identificare le potenziali cause o l’origine di questi sintomi. Su questo tema è opportuno ricordare che questa patologia può essere associata (nel 75% dei casi) a stress emotivo come fattore scatenante, piuttosto che a problemi dell’orecchio interno. Inoltre, l’acufene può essere un sintomo di svariate malattie, tra cui l’ipoacusia, l’otosclerosi o il neurinoma dell’acustico. Le cause dell’acufene sono raggruppabili in quattro tipologie: otologica (legata all’orecchio), neurologica, infettiva e correlata a farmaci. Di seguito tutte le caratteristiche. 

1. Patologie dell’orecchio

Tra le cause scatenanti l’acufene ci sono alcune patologie dell’orecchio, denominate cause otologiche, tra cui:

  • Ipoacusia neurosensoriale
  • Trauma acustico causato dall’esposizione a rumore (danno all’orecchio interno e/o alle vie uditive)
  • Presbiacusia (ipoacusia correlata all’età)
  • Otosclerosi (crescita ossea anomala dell’ossicino dell’orecchio medio chiamato staffa)
  • Accumulo di cerume
  • Disfunzione della tromba di Eustachio (il condotto che collega la parte posteriore del naso all’orecchio medio)
  • Sordità improvvisa (chiamata anche ipoacusia  improvvisa)
  • Sindrome di Ménière

Barotrauma auricolare (danno tissutale dovuto a variazioni di pressione), comune nei sub e nelle persone che prendono frequentemente l’aereo

2. Cause neurologiche

L’acufene può essere dato anche da cause neurologiche, le più rilevanti delle quali sono le seguenti:

  • Trauma cranico
  • Colpo di frusta o altri problemi alla colonna cervicale (collo)
  • Sclerosi multipla;
  • Neurinoma del nervo acustico (chiamato anche schwannoma vestibolare)
  • Tumori vascolari dell’orecchio medio (ad es. glomo giugulare)

3. Cause infettive

Oltre alle malattie legate all’orecchio e alle cause neurologiche, l’acufene può essere dato da fattori di natura infettiva, tra cui:

  • Infiammazioni dell’orecchio, quali otiti medie
  • Malattia di Lyme
  • Meningite
  • Sifilide

4. Farmaci

I farmaci ototossici sono tra gli elementi che possono causare come effetto collaterale l’acufene. Bisogna tenere presente che sono più di 200 i medicinali (sia su prescrizione che da banco) utilizzati per trattare il dolore, le infezioni gravi, i tumori, le malattie cardiache e le malattie renali che sono stati collegati a ipoacusia e ad acufene (temporanei o permanenti).

I medicinali più comunemente associati a effetti ototossici includono:

  • Salicilati (ad es. aspirina);
  • Farmaci antinfiammatori non steroidei;
  • Antibiotici aminoglicosidici (ad es. neomicina e streptomicina);
  • Diuretici dell’ansa;
  • Farmaci chemioterapici (in particolare quelli che contengono platino);
  • Antidepressivi triciclici (ad es. amitriptilina e imipramina).
  • Alcuni farmaci usati per la cura del COVID-19,

5. Acufene indotto da rumore

L’esposizione prolungata a rumore può provocare dei piccoli cambiamenti temporanei nelle cellule ciliate esterne dell’orecchio, innescando fenomeni di acufene e aumentando l’elaborazione del suono da parte del sistema uditivo centrale.

L’esposizione occasionale a rumori forti (ad es. un concerto musicale) può causare un acufene temporaneo che di solito si risolve entro 16-48 ore, dopo un periodo chiamato riposo acustico. Infatti, l’acufene sembra essere il sintomo più comune dell’ipoacusia indotta dal rumore (NIHL) tra i musicisti: uno studio tedesco ha rilevato che i musicisti professionisti hanno il 57% di probabilità in più di sviluppare acufene rispetto a qualsiasi altra professione. A titolo esemplificativo è opportuno ricordare alcune star della musica pop e rock che soffrono o hanno sofferto di acufene: Eric Clapton, Anthony Kiedis, Chris Martin, MobyOzzy Osbourne, Trent Reznor, Barbra Streisand, Pete Townshend (divenuto successivamente completamente sordo in un orecchio) e Neil Young.

Barbra Streisand ha detto alla Hearing Health Foundation: “Quando sono andata a fare il test dell’udito, avevo un udito supersonico. Ho una capacità uditiva superiore alla norma. È fastidioso perché vorrei tanto sentire il silenzio. Questo è uno dei motivi per cui mi sono sempre sentita diversa da bambina. Ero in prima media quando ho iniziato a sentire questi strani rumori e mi mettevo delle sciarpe intorno alla testa per cercare di bloccarli”. 

Diagnosi

La diagnosi di acufene avviene in seguito ad un esame obiettivo delle orecchie, un esame neurologico di base e una verifica dei sintomi, insieme alla raccolta della storia clinica della persona. Tra le domande che possono essere poste ci sono quelle relative alle conseguenze dell’acufene (“l’acufene è abbastanza fastidioso da causarti ansia?”) e quali farmaci sono stati assunti. Vediamo di seguito come avviene la diagnosi di acufene:

  • Esame obiettivo dell’orecchio: viene ispezionato il condotto uditivo per verificare l’assenzadi secrezioni, corpi estranei o cerume; inoltre, si controlla il timpano per rilevare eventuali segni di infezione acuta/cronica, arrossamento o infiammazione. Il medico potrà usare uno stetoscopio per ascoltare il rumore vascolare vicino alle arterie carotidi, alle vene giugulari e adiacente all’orecchio.
  • Esame neurologico: durante questo esame viene verificato il funzionamento dei nervi cranici insieme alla forza periferica, alla sensibilità e ai riflessi. I sintomi neurologici di accompagnamento come capogiri o vertigini possono indicare la presenza di malattie di base.
  • Anamnesi medica: durante questa fase viene chiesto alla persona da quanto tempo soffre di acufene, se riguarda uno o entrambe le orecchie, se è costante o intermittente. Verranno fatte domande sui fattori di rischio per l’acufene, come l’esposizione a rumori forti, improvvisi cambiamenti di pressione (dovuti a immersioni subacquee o viaggi aerei), precedenti infezioni o traumi a carico del sistema nervoso centrale o delle orecchie, radioterapia alla testa e recente perdita di peso consistente (rischio di disfunzione della tromba di Eustachio).
  • Altri esami: le persone con acufene dovrebbero sottoporsi a una valutazione audiologica completa per determinare la presenza, il grado e il tipo di ipoacusia. Se l’acufene riguarda solo un orecchio, può essere eseguita una risonanza magnetica (RM) per escludere la presenza di un neurinoma acustico, un tumore benigno dell’ottavo nervo cranico (nervo vestibolococleare). 

Suggerimenti per alleviare il disturbo

Spesso l’acufene ha un’origine psicologica e comunque peggiora in situazioni di forte stress. Chi soffre di acufene dovrebbe quindi seguire alcuni semplici suggerimenti, validi per tutti ma a maggior ragione per prevenire o almeno alleviare il disturbo alle orecchie:

  • Seguire un’alimentazione sana
  • Fare sport
  • Andare a letto presto
  • Evitare le fonti di stress
  • Smettere di fumare

Come gestire l'acufene notturno

Esistono alcuni consigli per coloro che soffrono di acufene notturno e che sono alla ricerca di quiete e silenzio, per un riposo più piacevole, meno stressante e più sereno:

  • Coricarsi a letto solamente quando si ha realmente necessità;
  • Sostenere una routine del sonno;
  • Non sovreccedere con l’assunzione di caffeina, specialmente durante le ore serali;
  • Non assumere farmaci che potrebbero intaccare la regolarità del sonno;
  • Svolgere attività per scaricare l’adrenalina;
  • Eseguire esercizi di rilassamento prima di coricarsi;
  • Ascoltare musica soft o suoni rilassanti per non udire i continui fischi.

Prenotare un appuntamento da un medico

Se il rumore alle orecchie dura per diverse ore, la prima cosa da fare è prenotare un appuntamento da uno specialista: solo dopo un’attenta valutazione medica si può valutare la terapia più idonea, in base alle cause che hanno generato il problema e al livello di gravità con cui si è manifestato sul paziente. Il medico effettuerà una serie di domande per evidenziare eventuali fattori di rischio e poi eseguirà un vero e proprio test dell’acufene, per comprendere volume e tonalità del rumore percepito nell’orecchio.

Trattamenti e rimedi

Sebbene al momento non esista una cura definitiva per l'acufene, è opportuno sapere che esistono diverse terapie efficaci che possono essere d’aiuto, soprattutto quando questo disturbo è grave e/o cronico.

I principali trattamenti - che si concentrano sulla riduzione dell’intensità dei suoni percepiti e sull’onnipresenza e severità dell’acufene - sono:

  • Terapia del suono: questo metodo terapeutico si basa sull’ascolto di rumori esterni che modificano la percezione o la reazione di una persona all’acufene. A seconda del tipo di dispositivo utilizzato, viene utilizzata una combinazione di strategie di mascheramento, distrazione, abitudine e neuromodulazione per alleviare i sintomi. Gli approcci attuali utilizzano dispositivi di mascheramento del suono, apparecchi acustici, dispositivi di musica filtrata/alterazione del suono, dispositivi di combinazione e app che favoriscono il sonno.
  • Terapie comportamentali: sono basate sulla reazione emotiva del soggetto all’acufene e sembra risultare efficace per alcune persone con acufene invalidante. I vantaggi di questo trattamento includono una riduzione significativa dell’ansia correlata all’acufene e un conseguente miglioramento della qualità della vita. Le terapie comportamentali includono:
  • Terapia cognitivo-comportamentale
  • Tecniche di riduzione dello stress basate sulla consapevolezza di sé
  • Terapia dell’accettazione e dell’impegno
  • Terapia TAT (Tinnitus activities treatment)
  • Gestione progressiva dell’acufene
  • Terapia di riprogrammazione dell’acufene (TRT)

La terapia di riprogrammazione dell’acufene è il metodo di trattamento che ha permesso a William Shatner di riprendere uno stile di vita attivo. L’obiettivo principale della TRT è modificare le reazioni del paziente ai suoni provocati dall’acufene. Questo risultato si ottiene attraverso tecniche di insegnamento e assistenza psicologica, entrambe mirate a riclassificare i segnali dell’acufene in stimoli neutri e, attraverso la terapia del suono che riduce il fastidiodell’acufene mascherandolo con i suoni di sottofondo. Si indossa un dispositivo come un apparecchio acustico che genera rumore 8-10 ore al giorno per un massimo di due anni, contribuendo così a riprogrammare il cervello. Sebbene questo metodo possa alleviare gli effetti debilitanti dell’acufene, non funziona per tutti e per essere efficace richiede dedizione e molto impegno.

  • Terapie sperimentali: accanto ai trattamenti elencati sopra, ci sono diverse terapie innovative che hanno dimostrato di essere promettenti nelle sperimentazioni cliniche. Alcuni di questi metodi sono già utilizzati per trattare una serie di altre condizioni. Ad esempio, la stimolazione cerebrale profonda (DBS) è un trattamento approvato per disturbi motori come la malattia di Parkinson, nonché per le crisi epilettiche farmacoresistenti e per il disturbo ossessivo-compulsivo. La stimolazione del nervo vago è approvata per alcuni casi di depressione ed epilessia farmaco resistenti. Altri approcci in fase di sperimentazione sono:
  • Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva
  • Stimolazione transcranica a corrente continua
  • Impianti cerebrali superficiali

Studi sugli animali hanno dimostrato che specifiche cellule nervose del cervello (note come cellule fusiformi) sono capaci di inoltrare suoni immaginari al resto del cervello. Inoltre, è stato testato un dispositivo domestico di stimolazione tramite elettrodi e auricolari su 20 pazienti umani, che lo hanno utilizzato per 30 minuti al giorno per quattro settimane. Lo studio ha dimostrato che l’attività delle cellule fusiformi può essere “addestrata” usando una combinazione di suoni e una leggera stimolazione elettrica cutanea.

Anche se il volume dell’acufene è tornato ai livelli iniziali dopo una settimana, il miglioramento della qualità della vita si è protratto per diverse settimane: sembra, infatti, che le persone con acufene somatico e la capacità associata di modificare temporaneamente i sintomi serrando le mascelle, tirando fuori la lingua oppure girando o flettendo il collo abbiano tratto il massimo beneficio da questa combinazione di stimoli sonori ed elettrici.

Esistono apparecchi per l’acufene?

Quando si soffre di acufene è importante rivolgersi ad uno specialista esperto che - dopo un’accurata anamnesi - potrà verificare la presenza di eventuali patologie correlate e la possibile sovrapposizione con l’ipoacusia.

Tra le possibili soluzioni terapeutiche ci sono specifici apparecchi acustici dotati di mascheratori di acufene: questi dispositivi producono delle terapie sonore in grado di mascherare l'acufene stesso, soprattutto quando ci si trova in ambienti silenziosi. I mascheratori del suono possono emettere un rumore bianco continuo a basso volume oppure altre forme di suono capaci di sovrastare il ronzio dell’acufene, rendendolo più tollerabile e portando la persona a dimenticarsene.

Alcune tipologie di apparecchi acustici sono dotati della tecnologia multiflex tinnitus, che crea uno stimolo sonoro adatto al paziente e gli consente di gestirlo in maniera autonoma, in base alle esigenze del momento.

Quando l’impianto di apparecchi acustici si rivela piuttosto limitato e non apporta i benefici sperati al paziente, si ricorre all’utilizzo di apparecchi cocleari, ovvero, delle orecchie artificiali elettroniche in grado di ripristinare l’udito in persone completamente sorde. Nonostante questa soluzione migliori o elimini l’acufene nella maggior parte dei casi, si tratta di un’operazione riservata solamente a questo ristretto gruppo di pazienti. 

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L’acufene è curabile?

L’acufene è risolvibile nel momento in cui viene curata la sua causa scatenante. È fondamentale l’aiuto di un medico otorinolaringoiatra esperto al quale rivolgersi per approfondire la causa e la terapia da seguire.

L’acufene può guarire da solo?

Quando l’acufene è di bassa gravità spesso può guarire in maniera spontanea o migliorare in maniera significativa nel corso degli anni. Al contrario, se il ronzio dura per più tempo o si intensifica, aumenta di conseguenza anche il rischio che si trasformi in una forma di acufene cronico. Pertanto, è fondamentale rivolgersi all’otorinolaringoiatra di fiducia fin dai primi sintomi.

Come prevenire l’acufene

La prevenzione si può dimostrare particolarmente efficace nei confronti dell’acufene. È infatti importante ridurre notevolmente il rischio di acufene attuando alcune misure preventive, tra cui:

  • Seguire un’alimentazione sana: è importante assicurarsi di assumere una quantità sufficiente di liquidi, seguendo un’alimentazione sana ed equilibrata.
  • Concedersi del tempo per rigenerarsi: è opportuno ritagliarsi dei momenti per rilassarsi, riposarsi e ridurre lo stress.
  • Evitare la sovraesposizione dei rumori: è importante evitare di esporsi per periodi di tempo prolungati a fonti rumorose senza l’utilizzo di otoprotettori (es: concerti, ambienti lavorativi, attività venatorie, musica ad alto volume). 

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