
Acufene: quanto dura il ronzio alle orecchie
Ti è mai capitato di percepire suoni che in realtà non esistono? Fischi, ronzii, fruscii o brusii senza alcuna fonte reale sono sintomi di un disturbo chiamato acufene, che interessa almeno una persona su due nel corso della vita. L’acufene viene definito come un “rumore fantasma”, poiché non corrisponde a un suono proveniente dall’esterno. La sua origine precisa, legata all’orecchio interno e al cervello, non è stata ancora del tutto chiarita dalla scienza. Ogni individuo lo sperimenta in modo diverso: può variare per tonalità, intensità e frequenza, e manifestarsi in un solo orecchio, in entrambi o come una percezione centrale nella testa. Inoltre, può essere percepito in modo continuo, intermittente o a fasi alterne.La durata dell’acufene è molto variabile. In alcuni casi compare solo per pochi istanti e scompare spontaneamente; altre volte può durare giorni, settimane o addirittura cronicizzarsi. Spesso episodi temporanei sono legati a un’esposizione a rumori forti o a infezioni in via di guarigione e tendono a risolversi senza conseguenze. Tuttavia, quando il disturbo persiste, si parla di acufene acuto se dura meno di 3 mesi, subcronico se si prolunga da 3 a 6 mesi e cronico se supera i 6 mesi, potendo accompagnare la persona anche per tutta la vita. Scopri di più su origine e durata degli acufeni nel nostro articolo.
Fischio alle orecchio o acufene: quanto dura in genere?
Quanto può durare un acufene? L’acufene può manifestarsi in maniera fugace, comparendo per pochi istanti e poi scomparendo senza lasciare traccia, ma in altri casi può protrarsi per mesi o addirittura diventare un disturbo permanente. In base alla durata si distinguono tre principali forme:
- Acufene acuto: dura meno di tre mesi e tende a risolversi spontaneamente. In questa fase, una terapia farmacologica può favorire la regressione del disturbo. Leggi il nostro contenuto sui farmaci per gli acufeni per scoprire la soluzione più adatta a te.
- Acufene subacuto: persiste da tre a dodici mesi, con possibili recidive. In questi casi, oltre ai farmaci, anche tecniche di rilassamento o terapie di supporto possono risultare utili.
- Acufene cronico: si protrae oltre i dodici mesi e difficilmente scompare senza un trattamento mirato; spesso richiede un approccio terapeutico specifico e continuativo.

Se pensi di soffrire di questo disturbo, è importante non trascurarlo: prenotare una visita specialistica ti permetterà di individuare le possibili cause e valutare le terapie più adatte.
Ronzio nelle orecchie e acufene: cause e origini
Orecchio interno
Orecchio medio e sistema uditivo
Cervello e sistema nervoso centrale
Acufene acuto: cosa sapere

L’acufene acuto è una forma di disturbo uditivo che si manifesta con la percezione di suoni inesistenti – come fischi, ronzii o brusii – per un periodo inferiore ai tre mesi. Spesso compare improvvisamente e può essere collegato a fattori temporanei, come l’esposizione a rumori molto forti (concerti, macchinari, esplosioni), infezioni dell’orecchio, accumulo di cerume o improvvise variazioni di pressione. In molti casi tende a risolversi spontaneamente, soprattutto se la causa viene rimossa o trattata tempestivamente. Alcuni pazienti traggono beneficio da terapie farmacologiche mirate o da strategie di rilassamento, utili per ridurre lo stress che spesso amplifica la percezione del disturbo. Sebbene nella maggior parte dei casi l’acufene acuto non lasci conseguenze permanenti, è consigliabile consultare un medico specialista (otorinolaringoiatra o audiologo) se i sintomi persistono, peggiorano o sono accompagnati da perdita dell’udito o vertigini. Un intervento precoce può aiutare a evitare che il disturbo diventi cronico.
Acufene cronico: tutte le informazioni utili
Cause principali
Test e diagnosi
Rimedi e trattamenti
È fondamentale rivolgersi a uno specialista quando l’acufene persiste per settimane o mesi, peggiora progressivamente o si accompagna a perdita dell’udito, vertigini o dolore all’orecchio. Un intervento tempestivo permette di identificare le possibili cause e di trovare il percorso terapeutico più adatto, migliorando in modo significativo la qualità della vita.
Acufene temporaneo: quanto dura in genere?

L’acufene temporaneo è una forma piuttosto comune di disturbo uditivo che si manifesta con la percezione improvvisa di fischi, ronzii o brusii. A differenza delle forme croniche, tende a durare poco e spesso si risolve spontaneamente senza bisogno di trattamenti specifici. In genere, un episodio di acufene temporaneo può durare da pochi secondi a qualche ora, fino ad arrivare a uno o due giorni, a seconda della causa che lo ha scatenato. Le situazioni più frequenti che portano alla comparsa di un acufene passeggero sono l’esposizione a forti rumori, come concerti, discoteche o ambienti di lavoro molto rumorosi, ma anche un’infezione dell’orecchio in fase acuta, l’accumulo di cerume o un forte stress psicofisico. In questi casi, eliminato o trattato il fattore scatenante, la percezione del suono tende a ridursi fino a scomparire. Se però il disturbo si ripete con frequenza, dura più giorni o è accompagnato da sintomi come perdita dell’udito, dolore o vertigini, è importante consultare uno specialista. In questo modo è possibile escludere condizioni più serie e, se necessario, intervenire precocemente per evitare che l’acufene diventi persistente o cronico.
Ronzio all'orecchio o acufene da raffreddore: quanto dura?
Durante un raffreddore o un’infezione delle vie respiratorie può comparire un fastidioso ronzio o fischio all’orecchio, comunemente definito acufene. Questo sintomo è spesso collegato all’accumulo di muco e catarro che ostruisce la tuba di Eustachio, il piccolo canale che mette in comunicazione l’orecchio medio con il naso e la gola. Quando la tuba non riesce a ventilare correttamente l’orecchio, si crea una sensazione di ovattamento accompagnata dalla percezione di suoni inesistenti. Sia l’acufene da raffreddore sia quello da catarro hanno in genere una durata limitata: possono persistere per alcuni giorni, finché l’infezione non si risolve e il muco non si riassorbe, permettendo alla tuba di Eustachio di tornare a funzionare normalmente. Nella maggior parte dei casi il disturbo scompare spontaneamente insieme alla guarigione, senza lasciare conseguenze. Tuttavia, in presenza di otiti o infezioni più persistenti, il ronzio può durare anche diverse settimane e necessitare di un trattamento mirato. Se l’acufene non regredisce dopo la guarigione dal raffreddore, peggiora progressivamente o si associa a sintomi come dolore, vertigini o perdita dell’udito, è importante rivolgersi a un otorinolaringoiatra. Uno specialista potrà valutare la situazione, escludere complicazioni e indicare la terapia più adatta a ridurre il disturbo.

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Fischio o acufene dopo un'otite: quanto dura in genere?
Dopo un episodio di otite, può capitare di continuare ad avvertire un fischio o un ronzio all’orecchio. Questo sintomo rientra nell’acufene e, nella maggior parte dei casi, è una conseguenza temporanea dell’infiammazione e della presenza di liquidi o secrezioni nell’orecchio medio. Finché la tuba di Eustachio non torna a funzionare correttamente e l’infezione non si risolve del tutto, l’orecchio può rimanere “ovattato” e soggetto a rumori fantasma. In genere, l’acufene post-otite ha una durata limitata: può persistere da pochi giorni fino a qualche settimana, soprattutto se è ancora presente muco residuo o una lieve riduzione dell’udito. Con la completa guarigione, il fischio tende a regredire spontaneamente. Tuttavia, in alcuni casi, soprattutto se l’otite è stata particolarmente grave o se ha causato danni alla membrana timpanica o all’orecchio interno, il disturbo può protrarsi più a lungo e diventare cronico. Se l’acufene continua per più di un mese dopo la risoluzione dell’infezione, peggiora nel tempo o si accompagna a dolore, vertigini o perdita uditiva significativa, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra per una valutazione approfondita. L’intervento precoce può aiutare a individuare eventuali complicazioni e a prevenire che il disturbo si stabilizzi nel tempo.
Ronzio o acufene cervicale: quanto dura di solito?

Il cosiddetto acufene cervicale è un disturbo uditivo che si manifesta con ronzii, fischi o fruscii percepiti all’orecchio, ma che trovano origine nei problemi del tratto cervicale. Tensioni muscolari, rigidità del collo, posture scorrette o patologie delle vertebre cervicali possono infatti influenzare la circolazione sanguigna e la trasmissione nervosa, contribuendo alla comparsa di questi rumori fantasma. La durata dell’acufene cervicale è molto variabile: in alcuni casi può comparire solo per qualche giorno, soprattutto in seguito a un episodio acuto di contrattura muscolare o a un movimento brusco. In altri, invece, può persistere per settimane o mesi, soprattutto se la causa è una problematica cronica, come artrosi cervicale, ernie o cattive abitudini posturali. Spesso il disturbo migliora quando si interviene sul problema di base con fisioterapia, esercizi di rilassamento, correzione della postura o trattamenti mirati per ridurre la tensione muscolare. Se il ronzio non regredisce dopo qualche settimana, tende a peggiorare o si associa ad altri sintomi come vertigini, dolore cervicale persistente o perdita dell’equilibrio, è consigliabile rivolgersi a uno specialista. Un’accurata valutazione può aiutare a distinguere l’origine cervicale da altre possibili cause e a impostare la terapia più adatta per ridurre i sintomi.
Quanto dura un acufene da stress? Guarisce nel tempo?
- L’acufene da stress è un disturbo piuttosto comune: lo stress, l’ansia e la tensione emotiva possono infatti accentuare o addirittura scatenare la percezione di ronzii, fischi o fruscii all’orecchio. Questo accade perché lo stress influisce sul sistema nervoso e sulla circolazione sanguigna, due fattori strettamente collegati al corretto funzionamento dell’apparato uditivo.
- La durata di un acufene legato allo stress è molto variabile. In alcuni casi si tratta di episodi brevi e transitori, che scompaiono spontaneamente nel giro di qualche giorno o settimana, soprattutto quando il livello di tensione si riduce.Se invece lo stress rimane costante e non viene gestito, l’acufene può persistere più a lungo e tendere a cronicizzarsi, diventando un disturbo continuo che influisce sulla qualità della vita.
- La buona notizia è che, intervenendo sulla causa, l’acufene da stress può migliorare sensibilmente nel tempo. Tecniche di rilassamento, esercizi di respirazione, attività fisica regolare, yoga, meditazione o percorsi di supporto psicologico possono aiutare a ridurre la tensione e, di conseguenza, attenuare i sintomi. Nei casi più persistenti, la combinazione con terapie mirate, come la sound therapy o il supporto di un audiologo, può offrire ulteriori benefici.
- In sintesi, l’acufene da stress può guarire o attenuarsi se si agisce sulle cause scatenanti e si adotta uno stile di vita equilibrato. Tuttavia, se il disturbo persiste per mesi o peggiora nel tempo, è importante rivolgersi a uno specialista per escludere altre possibili origini e ricevere il trattamento più appropriato.

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Fischio o acufene da trauma acustico: quanto dura?
Un trauma acustico, cioè l’esposizione improvvisa a un rumore molto forte (come un’esplosione, uno sparo, petardi o musica ad altissimo volume), può provocare la comparsa immediata di un fischio o ronzio all’orecchio, noto come acufene da trauma acustico. Questo sintomo è spesso accompagnato da una sensazione di ovattamento e, talvolta, da una riduzione temporanea dell’udito. La durata dell’acufene dopo un trauma acustico dipende dall’entità del danno subito. Nei casi più lievi, il disturbo tende a regredire spontaneamente entro poche ore o giorni, man mano che l’orecchio si “riprende” dallo shock sonoro. Tuttavia, se l’esposizione al rumore è stata molto intensa o prolungata, il fischio può persistere per settimane e, in alcuni casi, diventare permanente, soprattutto se sono state danneggiate in modo irreversibile le cellule ciliate dell’orecchio interno. È importante intervenire tempestivamente: se l’acufene non scompare dopo 24-48 ore o si associa a perdita uditiva improvvisa, è fondamentale rivolgersi subito a un otorinolaringoiatra. In alcuni casi, terapie farmacologiche precoci (ad esempio a base di corticosteroidi) possono contribuire a limitare i danni e favorire un recupero parziale o completo dell’udito. In sintesi, l’acufene da trauma acustico può durare da poche ore a diversi giorni nei casi lievi, ma rischia di cronicizzarsi se il danno uditivo è grave. Per questo motivo la prevenzione – proteggere l’udito ed evitare esposizioni a rumori eccessivi – resta la strategia più efficace.
Acufene dopo un concerto o la discoteca: quanto dura?

Dopo una serata in discoteca o un concerto a volume molto alto, può capitare di uscire con un fastidioso fischio o ronzio nelle orecchie. Questo tipo di acufene è solitamente il risultato di una temporanea esposizione a rumori intensi, che affatica le cellule ciliate dell’orecchio interno, responsabili della percezione dei suoni. Nella maggior parte dei casi, l’acufene post-concerto ha una durata limitata: tende a regredire spontaneamente entro poche ore, fino a un massimo di due o tre giorni. Durante questo tempo, l’orecchio si “ripristina” e i rumori fantasma scompaiono da soli. Tuttavia, se l’esposizione è stata molto prolungata o frequente, il disturbo può durare più a lungo e, nei casi più gravi, lasciare danni permanenti all’udito. Se il fischio persiste oltre le 48-72 ore, peggiora o si accompagna a difficoltà uditive, è importante rivolgersi a uno specialista. In alcuni casi, un intervento medico tempestivo può aiutare a contenere i danni. Per ridurre il rischio di acufene e proteggere l’udito, è utile adottare piccole precauzioni: non sostare troppo vicino alle casse, fare pause in zone più silenziose durante i concerti, e soprattutto utilizzare tappi auricolari protettivi studiati appositamente per la musica. In sintesi, l’acufene dopo un concerto o una serata in discoteca dura di solito poche ore o giorni, ma se non passa entro breve tempo è sempre bene non sottovalutarlo e consultare un medico.
Acufene intermittente o pulsante: quanto dura in media?
L’acufene può presentarsi in forme diverse: alcuni lo percepiscono come un fischio costante, altri come un disturbo intermittente che compare e scompare a intervalli. In certi casi si manifesta invece come un acufene pulsante, cioè un suono ritmico che segue il battito cardiaco. La durata di questi tipi di acufene è molto variabile e dipende soprattutto dalla causa sottostante.
Acufene intermittente
Spesso ha una durata limitata e può essere legato a fattori transitori, come stress, stanchezza, accumulo di cerume o esposizione a rumori forti. In questi casi tende a risolversi spontaneamente nel giro di giorni o settimane. Tuttavia, se gli episodi diventano frequenti o persistono per mesi, il disturbo può cronicizzarsi.
Acufene pulsante
E' meno comune e talvolta collegato a problematiche vascolari (alterazioni del flusso sanguigno nei vasi vicini all’orecchio) o a infiammazioni. Può durare settimane o mesi e, a differenza delle forme più semplici di acufene, non va sottovalutato, poiché talvolta segnala una condizione medica che richiede indagini specifiche.
Conclusioni
In media, quindi, un acufene intermittente legato a cause lievi può scomparire entro pochi giorni, mentre quello pulsante tende a persistere più a lungo e necessita spesso di una valutazione specialistica per individuarne l’origine. Se il disturbo diventa frequente, peggiora nel tempo o si accompagna a perdita di udito, vertigini o mal di testa, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra per esami mirati.
Acufene persistente o continuo: durata media
Quando si parla di acufene persistente o continuo ci si riferisce a un disturbo uditivo che non si presenta a episodi, ma rimane percepibile in maniera costante, spesso con la stessa intensità o con lievi variazioni nel corso della giornata. I pazienti lo descrivono come un fischio, un ronzio o un fruscio che non si interrompe mai completamente, né di giorno né di notte. La durata media di questa forma di acufene è generalmente lunga. Se i sintomi persistono per oltre sei mesi, si parla di acufene cronico, una condizione che difficilmente si risolve spontaneamente. In alcuni casi il disturbo può stabilizzarsi e accompagnare la persona per anni, anche per tutta la vita, con periodi di maggiore o minore intensità. Tuttavia, non tutti gli acufeni continui restano invariati: nelle fasi iniziali, quando il problema è comparso da poche settimane o mesi, può ancora regredire, soprattutto se la causa viene individuata e trattata precocemente. In sintesi, un acufene continuo può durare da alcuni mesi fino a diventare permanente. La prognosi dipende molto dalla causa scatenante: se è legato a un’infezione, a un tappo di cerume o a una disfunzione temporanea, il disturbo può regredire; se invece è connesso a danni dell’orecchio interno, a traumi acustici o a patologie croniche, tende a persistere nel tempo. Per questo motivo, se l’acufene non accenna a diminuire dopo qualche settimana, è importante rivolgersi a uno specialista per una diagnosi accurata e per valutare le possibili strategie terapeutiche volte ad attenuarne l’impatto sulla qualità della vita.

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Acufene neurologico: sintomi, cause e durata media
Sintomi
I sintomi principali sono simili a quelli di altre forme di acufene, ma con alcune peculiarità:
- percezione costante o intermittente di fischi, ronzii, fruscii o battiti,
- intensità variabile, che può aumentare in situazioni di stress o stanchezza,
- difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno,
- in alcuni casi, presenza di vertigini, cefalea o altre manifestazioni neurologiche.
Cause
Le cause dell’acufene neurologico non sono sempre facili da individuare. Tra i fattori più comuni si includono:
- alterazioni dei circuiti cerebrali che elaborano i segnali acustici,
- traumi cranici o lesioni neurologiche,
- malattie neurodegenerative o infiammatorie (ad esempio sclerosi multipla),
- tumori o compressioni nervose che interessano il nervo acustico o le aree uditive,
- disturbi della circolazione cerebrale o microischemie,
- in alcuni casi, l’acufene può persistere anche dopo il taglio del nervo acustico, a dimostrazione della sua origine centrale.
Durata media
L'acufene può sparire da solo o spontaneamente?

L’acufene è un disturbo che può avere un andamento molto diverso da persona a persona. In alcuni casi si manifesta come un episodio temporaneo, ad esempio dopo un’esposizione a rumori forti, un raffreddore o un periodo di forte stress, e tende a scomparire spontaneamente nel giro di poche ore o giorni, senza bisogno di trattamenti specifici. Tuttavia, non sempre l’acufene regredisce da solo. Se il disturbo persiste per settimane o mesi, può diventare cronico e accompagnare la persona a lungo, anche per anni. In questi casi è più difficile che svanisca spontaneamente e diventa importante individuare la causa sottostante per poterlo gestire al meglio. La possibilità che l’acufene sparisca dipende quindi molto dall’origine: se è legato a fattori transitori (come infezioni, accumulo di cerume o momentanei sbalzi di pressione), la prognosi è favorevole; se invece deriva da danni permanenti all’orecchio interno, a traumi acustici o a patologie croniche, la probabilità che si risolva senza intervento è minore. In ogni caso, se il disturbo non accenna a migliorare o peggiora nel tempo, è sempre consigliabile rivolgersi a uno specialista. Un’accurata valutazione permette di escludere cause più serie e di accedere a terapie che, anche quando non eliminano del tutto l’acufene, possono ridurne l’intensità e migliorare la qualità della vita.
"Sono guarito dall'acufene": storie degli utenti dai forum
Chi soffre di acufene sa bene quanto questo disturbo possa essere debilitante, al punto da incidere sul sonno, sulla concentrazione e sulla qualità della vita. Non sorprende quindi che nei forum e nei gruppi online dedicati al tema siano numerosissime le testimonianze di persone che raccontano la propria esperienza, spesso con un filo di speranza racchiuso nella frase: “Sono guarito dall’acufene”. Le storie condivise dagli utenti sono molto diverse tra loro. Alcuni raccontano di un acufene temporaneo, comparso dopo un concerto, un periodo di forte stress o un’infezione, e poi sparito spontaneamente nel giro di giorni o settimane. Altri riportano di aver trovato beneficio grazie a terapie mirate, come l’utilizzo di apparecchi acustici, la terapia del suono o percorsi di rilassamento e gestione dell’ansia. Non mancano testimonianze di persone che hanno imparato a “convivere meglio con il disturbo”, fino a non percepirlo più come un problema invalidante, grazie a terapie psicologiche o tecniche di mindfulness.
Va detto, però, che non tutte le esperienze portano a una guarigione completa. Nei forum si leggono anche racconti di chi continua ad avere l’acufene in forma cronica, ma con sintomi molto attenuati rispetto all’inizio. Questo mette in evidenza come l’acufene sia un disturbo molto soggettivo: per alcuni può sparire del tutto, per altri può trasformarsi in un rumore quasi impercettibile e gestibile nel tempo. Le testimonianze online, pur non avendo valore medico-scientifico, rappresentano una fonte preziosa di supporto psicologico: permettono di confrontarsi con chi vive la stessa condizione, condividere strategie e, soprattutto, alimentare la speranza che, con il giusto approccio, sia possibile migliorare e in molti casi anche guarire.
Come guarire dall'acufene? Trattamenti e rimedi consigliati
Trattamenti più utilizzati
- Apparecchi acustici: utili nei casi in cui l’acufene è associato a perdita dell’udito. Amplificando i suoni esterni, rendono meno percepibile il disturbo.
- Terapia del suono (Sound Therapy): si basa sull’ascolto di rumori bianchi o suoni ambientali che “mascherano” l’acufene e aiutano il cervello ad abituarsi al disturbo.
- Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): non elimina l’acufene, ma aiuta a gestire l’ansia, lo stress e la frustrazione legati al disturbo, riducendo il suo impatto emotivo.
- Terapie farmacologiche: non esiste un farmaco specifico per l’acufene, ma in alcuni casi il medico può prescrivere medicinali per trattare patologie correlate, ridurre l’ansia o migliorare il sonno.
- Terapie fisiche e riabilitative: in caso di acufene cervicale o legato a tensioni muscolari, esercizi fisioterapici, stretching e correzione posturale possono dare benefici.
Rimedi e accorgimenti utili nella vita quotidiana
- Ridurre il consumo di caffeina, alcol e nicotina, che possono peggiorare i sintomi.
- Proteggere l’udito evitando esposizioni a rumori forti o prolungati.
- Praticare tecniche di rilassamento, come yoga, meditazione o respirazione profonda.
- Favorire il sonno regolare, perché la stanchezza amplifica la percezione del disturbo.
- Integrare attività fisica moderata, utile a ridurre lo stress e migliorare la circolazione.
Guarire dall’acufene in maniera permanente è possibile solo quando la causa è transitoria e trattabile. Nei casi cronici non esiste ancora una cura definitiva, ma grazie ai trattamenti disponibili si può imparare a gestire e ridurre il disturbo, fino a renderlo molto meno invasivo. Rivolgersi a uno specialista (otorinolaringoiatra o audiologo) è il primo passo per individuare la causa e costruire un percorso terapeutico personalizzato.

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L'acufene è curabile?
Storie e casi di acufeni spariti dopo anni
Molte persone che soffrono di acufene cronico temono che il disturbo possa accompagnarle per tutta la vita. In realtà, sebbene l’acufene tenda a diventare persistente quando dura più di sei mesi, non mancano testimonianze di pazienti che raccontano di aver visto i sintomi attenuarsi progressivamente o addirittura scomparire del tutto anche dopo anni. Nei forum e nei racconti diretti emergono casi molto diversi tra loro. Alcuni riferiscono che l’acufene è andato diminuendo gradualmente fino a sparire, senza un motivo preciso, come se il cervello avesse “imparato” a non percepirlo più. Altri attribuiscono il miglioramento a percorsi terapeutici mirati: l’uso di apparecchi acustici, la terapia del suono, tecniche di rilassamento o la terapia cognitivo-comportamentale hanno aiutato molti pazienti a gestire il disturbo, fino a non percepirlo più come un problema. In alcuni casi, il ritorno a una vita equilibrata – con meno stress, più sonno regolare e attività fisica – ha contribuito a un recupero quasi completo. Esistono anche testimonianze di persone che hanno avuto acufene per anni in forma molto fastidiosa e che, dopo aver trattato la causa sottostante (ad esempio una patologia dell’orecchio, un problema cervicale o un disordine vascolare), hanno visto il disturbo regredire fino a scomparire. Questi racconti mettono in evidenza un aspetto importante: l’acufene non è sempre definitivo. Anche se la medicina non dispone ancora di una cura universale, il disturbo può attenuarsi nel tempo o, in alcuni casi, sparire del tutto. Ogni esperienza è diversa e molto dipende dalla causa, dalla tempestività della diagnosi e dalla capacità del cervello di adattarsi.
Per chi convive con l’acufene da anni, leggere storie di miglioramento rappresenta una fonte di speranza: anche un disturbo cronico può avere un’evoluzione positiva, e con i giusti trattamenti è possibile riconquistare una buona qualità di vita.
Il cortisone guarisce gli acufeni?
Il cortisone è un farmaco che viene talvolta utilizzato nel trattamento degli acufeni, ma non rappresenta una cura definitiva né garantisce la guarigione del disturbo in tutti i pazienti. La sua efficacia dipende molto dalla causa che ha provocato l’acufene e dal momento in cui viene somministrato. In particolare, il cortisone può essere utile nei casi di acufene acuto legato a un’improvvisa perdita dell’udito (ipoacusia improvvisa) o a un trauma acustico recente. In queste situazioni, una terapia corticosteroidea iniziata tempestivamente – per via orale o, in alcuni casi, tramite iniezioni intratimpaniche – può contribuire a ridurre l’infiammazione, migliorare la circolazione nell’orecchio interno e favorire un recupero parziale o completo dell’udito, con conseguente attenuazione dell’acufene. Diverso è il discorso per l’acufene cronico, cioè quello che persiste da mesi o anni: in questi casi, il cortisone non ha dimostrato un beneficio significativo e difficilmente porta alla scomparsa del disturbo. Per questo motivo non viene considerato una terapia di lunga durata, ma piuttosto un trattamento di emergenza nelle fasi iniziali di alcuni tipi di acufene.
In sintesi, il cortisone può aiutare in situazioni specifiche e recenti, ma non rappresenta una cura universale. Se l’acufene persiste, lo specialista può consigliare altri approcci terapeutici, come apparecchi acustici, terapia del suono o percorsi di gestione psicologica.

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Esercizi per gli acufeni e rimedi non farmacologici
Esercizi utili per gli acufeni
- Esercizi di rilassamento: pratiche come la respirazione profonda, lo yoga o la meditazione aiutano a diminuire lo stress, che spesso amplifica la percezione dell’acufene.
- Training autogeno e mindfulness: utili per spostare l’attenzione dal rumore interno e imparare a conviverci senza viverlo come un peso costante.
- Esercizi cervicali e posturali: quando l’acufene è legato a tensioni muscolari o problemi cervicali, movimenti dolci di stretching del collo e della schiena possono ridurre i sintomi.
- Esercizi di masticazione e mandibolari: in alcuni casi di acufene associato a disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), esercizi specifici indicati dal fisioterapista o dal dentista possono dare sollievo.
Rimedi non farmacologici
- Terapia del suono (Sound Therapy): ascolto di suoni ambientali, rumori bianchi o musica a basso volume che mascherano il fischio e favoriscono l’abitudine del cervello al disturbo.
- Tecniche di distrazione: leggere, ascoltare musica soft o dedicarsi ad attività piacevoli riduce l’attenzione focalizzata sull’acufene.
- Igiene del sonno: dormire regolarmente, in ambienti tranquilli e, se necessario, con sottofondo sonoro, aiuta a migliorare la qualità del riposo.
- Stile di vita sano: riduzione di caffeina, alcol e nicotina, attività fisica moderata e alimentazione equilibrata possono avere un effetto positivo.
- Supporto psicologico: terapie come la CBT (terapia cognitivo-comportamentale) aiutano a gestire l’ansia e lo stress legati all’acufene.
Gli esercizi e i rimedi non farmacologici non eliminano sempre l’acufene, ma possono renderlo molto meno fastidioso e migliorare la qualità della vita. Il percorso ideale è personalizzato: ogni paziente può trovare sollievo combinando tecniche diverse, meglio se guidato da uno specialista.

Leggi il blog di EarPros e scopri di più sulle malattie dell'orecchio.
Sintomi e durata dei tipi di acufene meno frequenti
Oltre alle forme più diffuse, esistono alcuni tipi di acufene meno frequenti che presentano caratteristiche particolari per sintomi e durata.
Acufene vascolare
Acufene notturno
Acufene improvviso
Acufene da barotrauma
Acufene da Covid
In sintesi, la durata e l’evoluzione di questi acufeni meno frequenti dipendono strettamente dalla causa scatenante e dalla tempestività delle cure.
Domande frequenti sulla durata del ronzio alle orecchie
Quando vanno via gli acufeni?
Gli acufeni non hanno un andamento uguale per tutti: la loro scomparsa dipende molto dalla causa scatenante e dalla tempestività degli interventi. In molti casi si tratta di un disturbo temporaneo, che può comparire dopo un concerto, una discoteca, un raffreddore o un periodo di forte stress. In queste situazioni, il fischio o il ronzio tende a sparire spontaneamente entro poche ore o giorni, una volta risolta la condizione che lo ha provocato. Se invece l’acufene è legato a fattori più complessi – come ipoacusia cronica, traumi acustici, patologie dell’orecchio interno o alterazioni neurologiche – la probabilità che vada via da solo è molto più bassa. In questi casi, l’acufene può diventare persistente o cronico, accompagnando la persona per mesi o anni. Esistono anche forme intermittenti, che compaiono e scompaiono a fasi alterne, spesso influenzate da stress, stanchezza o abitudini di vita.
In sintesi, gli acufeni possono andare via da soli quando sono causati da fattori transitori e reversibili; al contrario, quando derivano da danni permanenti o patologie croniche, è meno probabile che scompaiano senza un trattamento mirato. Per questo motivo, se il disturbo dura più di qualche settimana o peggiora nel tempo, è importante rivolgersi a uno specialista per individuare la causa e valutare le terapie più adeguate.
Cosa fare se l'acufene non passa?
Se l’acufene non passa dopo giorni o settimane, è importante non ignorarlo e rivolgersi a uno specialista per capire quale possa essere la causa. Un otorinolaringoiatra o un audiologo sono i medici di riferimento: attraverso una visita e test audiometrici possono valutare la presenza di eventuale perdita uditiva, infezioni, tappi di cerume o altre patologie che contribuiscono al disturbo.
Nel frattempo, ci sono alcune strategie utili per alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita:
- Evitare l’esposizione a rumori forti, che possono peggiorare la situazione.
- Ridurre caffeina, alcol e nicotina, sostanze che possono accentuare l’acufene.
- Favorire il sonno e ridurre lo stress, due fattori che influiscono molto sulla percezione del disturbo.
- Utilizzare rumori di sottofondo (musica soft, suoni naturali, rumori bianchi) per mascherare l’acufene, soprattutto durante la notte.
Lo specialista potrà consigliare trattamenti mirati: dagli apparecchi acustici, se è presente ipoacusia, alla terapia del suono, fino al supporto psicologico con la terapia cognitivo-comportamentale, utile per ridurre l’ansia legata al disturbo. In alcuni casi selezionati possono essere prescritti farmaci per trattare patologie associate o per migliorare il sonno.
In sintesi, se l’acufene non passa, non bisogna scoraggiarsi: anche se non sempre si elimina del tutto, con le cure giuste si può imparare a gestirlo e ridurne l’impatto in modo significativo.
Quando l'acufene è preoccupante?
Nella maggior parte dei casi l’acufene non è il segnale di una malattia grave e tende ad avere un andamento benigno, soprattutto quando compare dopo un concerto, un raffreddore o un periodo di stress. Tuttavia, ci sono situazioni in cui il disturbo merita maggiore attenzione e deve essere valutato da uno specialista.
L’acufene diventa preoccupante quando:
- compare all’improvviso e si associa a una perdita uditiva acuta;
- è unilaterale (avvertito solo in un orecchio), soprattutto se persistente;
- si presenta in forma pulsante, seguendo il ritmo del battito cardiaco, poiché può indicare problemi vascolari;
- è accompagnato da vertigini, capogiri o difficoltà di equilibrio;
- si associa a dolore all’orecchio, secrezioni o febbre, possibili segnali di infezione;
- persiste da settimane o mesi senza miglioramenti, incidendo in modo significativo sulla qualità della vita.
In questi casi è fondamentale rivolgersi a un otorinolaringoiatra per eseguire una visita approfondita e, se necessario, ulteriori esami audiometrici o radiologici. Intervenire tempestivamente può aiutare a trattare la causa sottostante e ridurre il rischio che l’acufene diventi cronico.
In sintesi, l’acufene non è quasi mai pericoloso, ma non va sottovalutato se compare improvvisamente, è unilaterale, pulsante o accompagnato da altri sintomi: questi segnali richiedono sempre una valutazione medica.
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