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Acufene: quanto dura il ronzio alle orecchie

Ti è mai capitato di percepire suoni che in realtà non esistono? Fischi, ronzii, fruscii o brusii senza alcuna fonte reale sono sintomi di un disturbo chiamato acufene, che interessa almeno una persona su due nel corso della vita. L’acufene viene definito come un “rumore fantasma”, poiché non corrisponde a un suono proveniente dall’esterno. La sua origine precisa, legata all’orecchio interno e al cervello, non è stata ancora del tutto chiarita dalla scienza. Ogni individuo lo sperimenta in modo diverso: può variare per tonalità, intensità e frequenza, e manifestarsi in un solo orecchio, in entrambi o come una percezione centrale nella testa. Inoltre, può essere percepito in modo continuo, intermittente o a fasi alterne.La durata dell’acufene è molto variabile. In alcuni casi compare solo per pochi istanti e scompare spontaneamente; altre volte può durare giorni, settimane o addirittura cronicizzarsi. Spesso episodi temporanei sono legati a un’esposizione a rumori forti o a infezioni in via di guarigione e tendono a risolversi senza conseguenze. Tuttavia, quando il disturbo persiste, si parla di acufene acuto se dura meno di 3 mesi, subcronico se si prolunga da 3 a 6 mesi e cronico se supera i 6 mesi, potendo accompagnare la persona anche per tutta la vita. Scopri di più su origine e durata degli acufeni nel nostro articolo.

Fischio alle orecchio o acufene: quanto dura in genere?

Quanto può durare un acufene? L’acufene può manifestarsi in maniera fugace, comparendo per pochi istanti e poi scomparendo senza lasciare traccia, ma in altri casi può protrarsi per mesi o addirittura diventare un disturbo permanente. In base alla durata si distinguono tre principali forme:

  • Acufene acuto: dura meno di tre mesi e tende a risolversi spontaneamente. In questa fase, una terapia farmacologica può favorire la regressione del disturbo. Leggi il nostro contenuto sui farmaci per gli acufeni per scoprire la soluzione più adatta a te.
  • Acufene subacuto: persiste da tre a dodici mesi, con possibili recidive. In questi casi, oltre ai farmaci, anche tecniche di rilassamento o terapie di supporto possono risultare utili.
  • Acufene cronico: si protrae oltre i dodici mesi e difficilmente scompare senza un trattamento mirato; spesso richiede un approccio terapeutico specifico e continuativo.
Donna che tiene il suo telefono cellulare mentre indossa un apparecchio acustico
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Se pensi di soffrire di questo disturbo, è importante non trascurarlo: prenotare una visita specialistica ti permetterà di individuare le possibili cause e valutare le terapie più adatte.

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Ronzio nelle orecchie e acufene: cause e origini

L’acufene è un disturbo percepito esclusivamente da chi ne soffre e, per questo motivo, non può essere rilevato attraverso i comuni esami diagnostici. Non si tratta però di un’allucinazione né di un problema immaginario: è un fenomeno reale, anche se la sua origine non è ancora del tutto compresa. Gli studi scientifici indicano che alla base vi possano essere diverse condizioni, che coinvolgono non solo l’orecchio ma anche il sistema nervoso centrale. Perchè vengono gli acufeni? Le cause principali dell'acufene bilaterale e monolaterale individuate finora sono:

Orecchio interno

L’esposizione prolungata o improvvisa a rumori molto intensi (traumi acustici) rappresenta uno dei fattori più comuni. Anche una perdita improvvisa dell’udito o la progressiva ipoacusia legata all’invecchiamento (presbiacusia) possono generare acufeni. In alcuni casi, anche disfunzioni della coclea o alterazioni delle cellule ciliate interne sembrano avere un ruolo.

Orecchio medio e sistema uditivo

L’origine dell’acufene può trovarsi anche in alterazioni a carico dell’orecchio medio, come infezioni, otiti croniche, otosclerosi o disfunzioni della catena degli ossicini. Spesso, però, la causa è più complessa e coinvolge i nervi acustici o i meccanismi cerebrali deputati all’elaborazione del suono, rendendo difficile per il medico identificare con precisione l’origine del disturbo.

Cervello e sistema nervoso centrale

In rari casi, l’acufene è legato a disfunzioni cerebrali. È stato osservato che non scompare nemmeno recidendo il nervo acustico, segno che talvolta si origina direttamente dall’attività anomala di alcune aree del cervello. Tra le possibili cause si includono infiammazioni delle meningi, alterazioni della microcircolazione cerebrale o, più raramente, patologie più gravi come tumori cerebrali. Alcuni studi ipotizzano inoltre che squilibri nei circuiti neuronali legati all’attenzione e alla percezione sensoriale possano amplificare o mantenere la percezione del suono fantasma.

Acufene acuto: cosa sapere

Donna ispanica sorridente

L’acufene acuto è una forma di disturbo uditivo che si manifesta con la percezione di suoni inesistenti – come fischi, ronzii o brusii – per un periodo inferiore ai tre mesi. Spesso compare improvvisamente e può essere collegato a fattori temporanei, come l’esposizione a rumori molto forti (concerti, macchinari, esplosioni), infezioni dell’orecchio, accumulo di cerume o improvvise variazioni di pressione. In molti casi tende a risolversi spontaneamente, soprattutto se la causa viene rimossa o trattata tempestivamente. Alcuni pazienti traggono beneficio da terapie farmacologiche mirate o da strategie di rilassamento, utili per ridurre lo stress che spesso amplifica la percezione del disturbo. Sebbene nella maggior parte dei casi l’acufene acuto non lasci conseguenze permanenti, è consigliabile consultare un medico specialista (otorinolaringoiatra o audiologo) se i sintomi persistono, peggiorano o sono accompagnati da perdita dell’udito o vertigini. Un intervento precoce può aiutare a evitare che il disturbo diventi cronico.

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Acufene cronico: tutte le informazioni utili

L’acufene cronico è la percezione persistente di suoni inesistenti, come fischi, ronzii o brusii, che dura per oltre dodici mesi. A differenza delle forme acute, tende a stabilizzarsi nel tempo e difficilmente scompare spontaneamente senza un intervento specifico. I sintomi possono variare molto: in alcuni casi si tratta di un disturbo lieve, mentre in altri può compromettere in modo significativo la qualità della vita, interferendo con il sonno, la concentrazione e le relazioni quotidiane. Spesso l’acufene cronico si accompagna a perdita dell’udito, vertigini, ansia o stress, e tende a essere più fastidioso in ambienti silenziosi o durante periodi di forte tensione emotiva.

Cause principali

Le cause possono essere diverse e non sempre facilmente individuabili. Tra le più comuni ci sono i problemi dell’orecchio interno, come la presbiacusia legata all’età, i traumi acustici o i danni alle cellule ciliate. Anche patologie dell’orecchio medio, come otosclerosi o infezioni croniche, possono contribuire al disturbo. In altri casi, l’acufene è legato a meccanismi neurologici anomali nei circuiti cerebrali che elaborano i suoni, oppure a condizioni vascolari e metaboliche come ipertensione e diabete. Anche lo stile di vita ha un ruolo importante: stress, insonnia, consumo eccessivo di caffeina, alcol o nicotina possono peggiorare i sintomi.

Test e diagnosi

Poiché non esistono test specifici per misurare l’acufene, la diagnosi si basa principalmente sulla visita specialistica e su esami audiometrici che permettono di valutare la presenza di ipoacusia. In alcuni casi, possono essere prescritti ulteriori approfondimenti neurologici o radiologici.

Rimedi e trattamenti

Nonostante non ci sia una cura definitiva, esistono diversi trattamenti in grado di alleviare il disturbo. In presenza di perdita uditiva, gli apparecchi acustici possono essere molto utili. Alcuni pazienti trovano sollievo grazie alla terapia del suono, che utilizza rumori bianchi o suoni ambientali per mascherare l’acufene. Le terapie psicologiche, come la terapia cognitivo-comportamentale, e le tecniche di rilassamento o mindfulness aiutano a gestire meglio lo stress e l’impatto emotivo del disturbo. In alcuni casi selezionati, il medico può consigliare terapie farmacologiche di supporto. Migliorare lo stile di vita, riducendo il consumo di caffeina, alcol e fumo, dormendo regolarmente e praticando attività fisica moderata, contribuisce a diminuire i sintomi.

È fondamentale rivolgersi a uno specialista quando l’acufene persiste per settimane o mesi, peggiora progressivamente o si accompagna a perdita dell’udito, vertigini o dolore all’orecchio. Un intervento tempestivo permette di identificare le possibili cause e di trovare il percorso terapeutico più adatto, migliorando in modo significativo la qualità della vita.

Acufene temporaneo: quanto dura in genere?

Uomo che ha lo sguardo perso nel nulla

L’acufene temporaneo è una forma piuttosto comune di disturbo uditivo che si manifesta con la percezione improvvisa di fischi, ronzii o brusii. A differenza delle forme croniche, tende a durare poco e spesso si risolve spontaneamente senza bisogno di trattamenti specifici. In genere, un episodio di acufene temporaneo può durare da pochi secondi a qualche ora, fino ad arrivare a uno o due giorni, a seconda della causa che lo ha scatenato. Le situazioni più frequenti che portano alla comparsa di un acufene passeggero sono l’esposizione a forti rumori, come concerti, discoteche o ambienti di lavoro molto rumorosi, ma anche un’infezione dell’orecchio in fase acuta, l’accumulo di cerume o un forte stress psicofisico. In questi casi, eliminato o trattato il fattore scatenante, la percezione del suono tende a ridursi fino a scomparire. Se però il disturbo si ripete con frequenza, dura più giorni o è accompagnato da sintomi come perdita dell’udito, dolore o vertigini, è importante consultare uno specialista. In questo modo è possibile escludere condizioni più serie e, se necessario, intervenire precocemente per evitare che l’acufene diventi persistente o cronico.

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Ronzio all'orecchio o acufene da raffreddore: quanto dura?

Durante un raffreddore o un’infezione delle vie respiratorie può comparire un fastidioso ronzio o fischio all’orecchio, comunemente definito acufene. Questo sintomo è spesso collegato all’accumulo di muco e catarro che ostruisce la tuba di Eustachio, il piccolo canale che mette in comunicazione l’orecchio medio con il naso e la gola. Quando la tuba non riesce a ventilare correttamente l’orecchio, si crea una sensazione di ovattamento accompagnata dalla percezione di suoni inesistenti. Sia l’acufene da raffreddore sia quello da catarro hanno in genere una durata limitata: possono persistere per alcuni giorni, finché l’infezione non si risolve e il muco non si riassorbe, permettendo alla tuba di Eustachio di tornare a funzionare normalmente. Nella maggior parte dei casi il disturbo scompare spontaneamente insieme alla guarigione, senza lasciare conseguenze. Tuttavia, in presenza di otiti o infezioni più persistenti, il ronzio può durare anche diverse settimane e necessitare di un trattamento mirato. Se l’acufene non regredisce dopo la guarigione dal raffreddore, peggiora progressivamente o si associa a sintomi come dolore, vertigini o perdita dell’udito, è importante rivolgersi a un otorinolaringoiatra. Uno specialista potrà valutare la situazione, escludere complicazioni e indicare la terapia più adatta a ridurre il disturbo.

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Fischio o acufene dopo un'otite: quanto dura in genere?

Dopo un episodio di otite, può capitare di continuare ad avvertire un fischio o un ronzio all’orecchio. Questo sintomo rientra nell’acufene e, nella maggior parte dei casi, è una conseguenza temporanea dell’infiammazione e della presenza di liquidi o secrezioni nell’orecchio medio. Finché la tuba di Eustachio non torna a funzionare correttamente e l’infezione non si risolve del tutto, l’orecchio può rimanere “ovattato” e soggetto a rumori fantasma. In genere, l’acufene post-otite ha una durata limitata: può persistere da pochi giorni fino a qualche settimana, soprattutto se è ancora presente muco residuo o una lieve riduzione dell’udito. Con la completa guarigione, il fischio tende a regredire spontaneamente. Tuttavia, in alcuni casi, soprattutto se l’otite è stata particolarmente grave o se ha causato danni alla membrana timpanica o all’orecchio interno, il disturbo può protrarsi più a lungo e diventare cronico. Se l’acufene continua per più di un mese dopo la risoluzione dell’infezione, peggiora nel tempo o si accompagna a dolore, vertigini o perdita uditiva significativa, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra per una valutazione approfondita. L’intervento precoce può aiutare a individuare eventuali complicazioni e a prevenire che il disturbo si stabilizzi nel tempo.

Ronzio o acufene cervicale: quanto dura di solito?

Coppia di adulti che si abbraccia all'aperto

Il cosiddetto acufene cervicale è un disturbo uditivo che si manifesta con ronzii, fischi o fruscii percepiti all’orecchio, ma che trovano origine nei problemi del tratto cervicale. Tensioni muscolari, rigidità del collo, posture scorrette o patologie delle vertebre cervicali possono infatti influenzare la circolazione sanguigna e la trasmissione nervosa, contribuendo alla comparsa di questi rumori fantasma. La durata dell’acufene cervicale è molto variabile: in alcuni casi può comparire solo per qualche giorno, soprattutto in seguito a un episodio acuto di contrattura muscolare o a un movimento brusco. In altri, invece, può persistere per settimane o mesi, soprattutto se la causa è una problematica cronica, come artrosi cervicale, ernie o cattive abitudini posturali. Spesso il disturbo migliora quando si interviene sul problema di base con fisioterapia, esercizi di rilassamento, correzione della postura o trattamenti mirati per ridurre la tensione muscolare. Se il ronzio non regredisce dopo qualche settimana, tende a peggiorare o si associa ad altri sintomi come vertigini, dolore cervicale persistente o perdita dell’equilibrio, è consigliabile rivolgersi a uno specialista. Un’accurata valutazione può aiutare a distinguere l’origine cervicale da altre possibili cause e a impostare la terapia più adatta per ridurre i sintomi.

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Quanto dura un acufene da stress? Guarisce nel tempo?

  • L’acufene da stress è un disturbo piuttosto comune: lo stress, l’ansia e la tensione emotiva possono infatti accentuare o addirittura scatenare la percezione di ronzii, fischi o fruscii all’orecchio. Questo accade perché lo stress influisce sul sistema nervoso e sulla circolazione sanguigna, due fattori strettamente collegati al corretto funzionamento dell’apparato uditivo.
  • La durata di un acufene legato allo stress è molto variabile. In alcuni casi si tratta di episodi brevi e transitori, che scompaiono spontaneamente nel giro di qualche giorno o settimana, soprattutto quando il livello di tensione si riduce.Se invece lo stress rimane costante e non viene gestito, l’acufene può persistere più a lungo e tendere a cronicizzarsi, diventando un disturbo continuo che influisce sulla qualità della vita.
  • La buona notizia è che, intervenendo sulla causa, l’acufene da stress può migliorare sensibilmente nel tempo. Tecniche di rilassamento, esercizi di respirazione, attività fisica regolare, yoga, meditazione o percorsi di supporto psicologico possono aiutare a ridurre la tensione e, di conseguenza, attenuare i sintomi. Nei casi più persistenti, la combinazione con terapie mirate, come la sound therapy o il supporto di un audiologo, può offrire ulteriori benefici.
  • In sintesi, l’acufene da stress può guarire o attenuarsi se si agisce sulle cause scatenanti e si adotta uno stile di vita equilibrato. Tuttavia, se il disturbo persiste per mesi o peggiora nel tempo, è importante rivolgersi a uno specialista per escludere altre possibili origini e ricevere il trattamento più appropriato.
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Fischio o acufene da trauma acustico: quanto dura?

Un trauma acustico, cioè l’esposizione improvvisa a un rumore molto forte (come un’esplosione, uno sparo, petardi o musica ad altissimo volume), può provocare la comparsa immediata di un fischio o ronzio all’orecchio, noto come acufene da trauma acustico. Questo sintomo è spesso accompagnato da una sensazione di ovattamento e, talvolta, da una riduzione temporanea dell’udito. La durata dell’acufene dopo un trauma acustico dipende dall’entità del danno subito. Nei casi più lievi, il disturbo tende a regredire spontaneamente entro poche ore o giorni, man mano che l’orecchio si “riprende” dallo shock sonoro. Tuttavia, se l’esposizione al rumore è stata molto intensa o prolungata, il fischio può persistere per settimane e, in alcuni casi, diventare permanente, soprattutto se sono state danneggiate in modo irreversibile le cellule ciliate dell’orecchio interno. È importante intervenire tempestivamente: se l’acufene non scompare dopo 24-48 ore o si associa a perdita uditiva improvvisa, è fondamentale rivolgersi subito a un otorinolaringoiatra. In alcuni casi, terapie farmacologiche precoci (ad esempio a base di corticosteroidi) possono contribuire a limitare i danni e favorire un recupero parziale o completo dell’udito. In sintesi, l’acufene da trauma acustico può durare da poche ore a diversi giorni nei casi lievi, ma rischia di cronicizzarsi se il danno uditivo è grave. Per questo motivo la prevenzione – proteggere l’udito ed evitare esposizioni a rumori eccessivi – resta la strategia più efficace.

Acufene dopo un concerto o la discoteca: quanto dura?

Concerto rumoroso

Dopo una serata in discoteca o un concerto a volume molto alto, può capitare di uscire con un fastidioso fischio o ronzio nelle orecchie. Questo tipo di acufene è solitamente il risultato di una temporanea esposizione a rumori intensi, che affatica le cellule ciliate dell’orecchio interno, responsabili della percezione dei suoni. Nella maggior parte dei casi, l’acufene post-concerto ha una durata limitata: tende a regredire spontaneamente entro poche ore, fino a un massimo di due o tre giorni. Durante questo tempo, l’orecchio si “ripristina” e i rumori fantasma scompaiono da soli. Tuttavia, se l’esposizione è stata molto prolungata o frequente, il disturbo può durare più a lungo e, nei casi più gravi, lasciare danni permanenti all’udito. Se il fischio persiste oltre le 48-72 ore, peggiora o si accompagna a difficoltà uditive, è importante rivolgersi a uno specialista. In alcuni casi, un intervento medico tempestivo può aiutare a contenere i danni. Per ridurre il rischio di acufene e proteggere l’udito, è utile adottare piccole precauzioni: non sostare troppo vicino alle casse, fare pause in zone più silenziose durante i concerti, e soprattutto utilizzare tappi auricolari protettivi studiati appositamente per la musica. In sintesi, l’acufene dopo un concerto o una serata in discoteca dura di solito poche ore o giorni, ma se non passa entro breve tempo è sempre bene non sottovalutarlo e consultare un medico.

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Acufene intermittente o pulsante: quanto dura in media?

L’acufene può presentarsi in forme diverse: alcuni lo percepiscono come un fischio costante, altri come un disturbo intermittente che compare e scompare a intervalli. In certi casi si manifesta invece come un acufene pulsante, cioè un suono ritmico che segue il battito cardiaco. La durata di questi tipi di acufene è molto variabile e dipende soprattutto dalla causa sottostante.

Acufene intermittente

Spesso ha una durata limitata e può essere legato a fattori transitori, come stress, stanchezza, accumulo di cerume o esposizione a rumori forti. In questi casi tende a risolversi spontaneamente nel giro di giorni o settimane. Tuttavia, se gli episodi diventano frequenti o persistono per mesi, il disturbo può cronicizzarsi.

Acufene pulsante

E' meno comune e talvolta collegato a problematiche vascolari (alterazioni del flusso sanguigno nei vasi vicini all’orecchio) o a infiammazioni. Può durare settimane o mesi e, a differenza delle forme più semplici di acufene, non va sottovalutato, poiché talvolta segnala una condizione medica che richiede indagini specifiche.

Conclusioni

In media, quindi, un acufene intermittente legato a cause lievi può scomparire entro pochi giorni, mentre quello pulsante tende a persistere più a lungo e necessita spesso di una valutazione specialistica per individuarne l’origine. Se il disturbo diventa frequente, peggiora nel tempo o si accompagna a perdita di udito, vertigini o mal di testa, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra per esami mirati.

Acufene persistente o continuo: durata media

Quando si parla di acufene persistente o continuo ci si riferisce a un disturbo uditivo che non si presenta a episodi, ma rimane percepibile in maniera costante, spesso con la stessa intensità o con lievi variazioni nel corso della giornata. I pazienti lo descrivono come un fischio, un ronzio o un fruscio che non si interrompe mai completamente, né di giorno né di notte. La durata media di questa forma di acufene è generalmente lunga. Se i sintomi persistono per oltre sei mesi, si parla di acufene cronico, una condizione che difficilmente si risolve spontaneamente. In alcuni casi il disturbo può stabilizzarsi e accompagnare la persona per anni, anche per tutta la vita, con periodi di maggiore o minore intensità. Tuttavia, non tutti gli acufeni continui restano invariati: nelle fasi iniziali, quando il problema è comparso da poche settimane o mesi, può ancora regredire, soprattutto se la causa viene individuata e trattata precocemente. In sintesi, un acufene continuo può durare da alcuni mesi fino a diventare permanente. La prognosi dipende molto dalla causa scatenante: se è legato a un’infezione, a un tappo di cerume o a una disfunzione temporanea, il disturbo può regredire; se invece è connesso a danni dell’orecchio interno, a traumi acustici o a patologie croniche, tende a persistere nel tempo. Per questo motivo, se l’acufene non accenna a diminuire dopo qualche settimana, è importante rivolgersi a uno specialista per una diagnosi accurata e per valutare le possibili strategie terapeutiche volte ad attenuarne l’impatto sulla qualità della vita.

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Acufene neurologico: sintomi, cause e durata media

L’acufene neurologico è una forma di acufene che non dipende direttamente da problemi dell’orecchio esterno o medio, ma da alterazioni nei circuiti nervosi che elaborano i suoni a livello del sistema nervoso centrale. In pratica, il cervello interpreta in modo anomalo alcuni segnali nervosi, generando la percezione di suoni inesistenti.

Sintomi

I sintomi principali sono simili a quelli di altre forme di acufene, ma con alcune peculiarità:

  • percezione costante o intermittente di fischi, ronzii, fruscii o battiti,
  • intensità variabile, che può aumentare in situazioni di stress o stanchezza,
  • difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno,
  • in alcuni casi, presenza di vertigini, cefalea o altre manifestazioni neurologiche.

Cause

Le cause dell’acufene neurologico non sono sempre facili da individuare. Tra i fattori più comuni si includono:

  • alterazioni dei circuiti cerebrali che elaborano i segnali acustici,
  • traumi cranici o lesioni neurologiche,
  • malattie neurodegenerative o infiammatorie (ad esempio sclerosi multipla),
  • tumori o compressioni nervose che interessano il nervo acustico o le aree uditive,
  • disturbi della circolazione cerebrale o microischemie,
  • in alcuni casi, l’acufene può persistere anche dopo il taglio del nervo acustico, a dimostrazione della sua origine centrale.

Durata media

La durata dell’acufene neurologico tende purtroppo a essere lunga. Non si tratta quasi mai di un fenomeno passeggero: se il disturbo è legato a un’alterazione funzionale o anatomica del sistema nervoso, può durare mesi o anni, fino a diventare cronico. In rari casi, se la causa viene trattata (per esempio un’infiammazione o una compressione nervosa), i sintomi possono ridursi o regredire. Più spesso, però, l’obiettivo delle terapie è imparare a gestire il disturbo e ridurne l’impatto sulla qualità della vita.

L'acufene può sparire da solo o spontaneamente?

Orecchio teso a sentire rumori

L’acufene è un disturbo che può avere un andamento molto diverso da persona a persona. In alcuni casi si manifesta come un episodio temporaneo, ad esempio dopo un’esposizione a rumori forti, un raffreddore o un periodo di forte stress, e tende a scomparire spontaneamente nel giro di poche ore o giorni, senza bisogno di trattamenti specifici. Tuttavia, non sempre l’acufene regredisce da solo. Se il disturbo persiste per settimane o mesi, può diventare cronico e accompagnare la persona a lungo, anche per anni. In questi casi è più difficile che svanisca spontaneamente e diventa importante individuare la causa sottostante per poterlo gestire al meglio. La possibilità che l’acufene sparisca dipende quindi molto dall’origine: se è legato a fattori transitori (come infezioni, accumulo di cerume o momentanei sbalzi di pressione), la prognosi è favorevole; se invece deriva da danni permanenti all’orecchio interno, a traumi acustici o a patologie croniche, la probabilità che si risolva senza intervento è minore. In ogni caso, se il disturbo non accenna a migliorare o peggiora nel tempo, è sempre consigliabile rivolgersi a uno specialista. Un’accurata valutazione permette di escludere cause più serie e di accedere a terapie che, anche quando non eliminano del tutto l’acufene, possono ridurne l’intensità e migliorare la qualità della vita.

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"Sono guarito dall'acufene": storie degli utenti dai forum

Chi soffre di acufene sa bene quanto questo disturbo possa essere debilitante, al punto da incidere sul sonno, sulla concentrazione e sulla qualità della vita. Non sorprende quindi che nei forum e nei gruppi online dedicati al tema siano numerosissime le testimonianze di persone che raccontano la propria esperienza, spesso con un filo di speranza racchiuso nella frase: “Sono guarito dall’acufene”. Le storie condivise dagli utenti sono molto diverse tra loro. Alcuni raccontano di un acufene temporaneo, comparso dopo un concerto, un periodo di forte stress o un’infezione, e poi sparito spontaneamente nel giro di giorni o settimane. Altri riportano di aver trovato beneficio grazie a terapie mirate, come l’utilizzo di apparecchi acustici, la terapia del suono o percorsi di rilassamento e gestione dell’ansia. Non mancano testimonianze di persone che hanno imparato a “convivere meglio con il disturbo”, fino a non percepirlo più come un problema invalidante, grazie a terapie psicologiche o tecniche di mindfulness.

Va detto, però, che non tutte le esperienze portano a una guarigione completa. Nei forum si leggono anche racconti di chi continua ad avere l’acufene in forma cronica, ma con sintomi molto attenuati rispetto all’inizio. Questo mette in evidenza come l’acufene sia un disturbo molto soggettivo: per alcuni può sparire del tutto, per altri può trasformarsi in un rumore quasi impercettibile e gestibile nel tempo. Le testimonianze online, pur non avendo valore medico-scientifico, rappresentano una fonte preziosa di supporto psicologico: permettono di confrontarsi con chi vive la stessa condizione, condividere strategie e, soprattutto, alimentare la speranza che, con il giusto approccio, sia possibile migliorare e in molti casi anche guarire.

Come guarire dall'acufene? Trattamenti e rimedi consigliati

Come si può guarire dall'acufene? Molte persone che soffrono di acufene si chiedono se sia possibile guarire e quali siano i trattamenti più efficaci. La risposta non è univoca, perché l’acufene non è una malattia in sé, ma un sintomo che può avere diverse cause. In alcuni casi, quando il disturbo è legato a fattori temporanei come un’infezione, un tappo di cerume, uno stato di stress acuto o un’esposizione occasionale a rumori forti, può scomparire spontaneamente o migliorare con trattamenti mirati. Quando invece si tratta di acufene cronico, l’obiettivo realistico delle terapie è ridurre l’intensità del rumore percepito e migliorare la qualità della vita.

Trattamenti più utilizzati

  • Apparecchi acustici: utili nei casi in cui l’acufene è associato a perdita dell’udito. Amplificando i suoni esterni, rendono meno percepibile il disturbo.
  • Terapia del suono (Sound Therapy): si basa sull’ascolto di rumori bianchi o suoni ambientali che “mascherano” l’acufene e aiutano il cervello ad abituarsi al disturbo.
  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): non elimina l’acufene, ma aiuta a gestire l’ansia, lo stress e la frustrazione legati al disturbo, riducendo il suo impatto emotivo.
  • Terapie farmacologiche: non esiste un farmaco specifico per l’acufene, ma in alcuni casi il medico può prescrivere medicinali per trattare patologie correlate, ridurre l’ansia o migliorare il sonno.
  • Terapie fisiche e riabilitative: in caso di acufene cervicale o legato a tensioni muscolari, esercizi fisioterapici, stretching e correzione posturale possono dare benefici.

Rimedi e accorgimenti utili nella vita quotidiana

  • Ridurre il consumo di caffeina, alcol e nicotina, che possono peggiorare i sintomi.
  • Proteggere l’udito evitando esposizioni a rumori forti o prolungati.
  • Praticare tecniche di rilassamento, come yoga, meditazione o respirazione profonda.
  • Favorire il sonno regolare, perché la stanchezza amplifica la percezione del disturbo.
  • Integrare attività fisica moderata, utile a ridurre lo stress e migliorare la circolazione.

Guarire dall’acufene in maniera permanente è possibile solo quando la causa è transitoria e trattabile. Nei casi cronici non esiste ancora una cura definitiva, ma grazie ai trattamenti disponibili si può imparare a gestire e ridurre il disturbo, fino a renderlo molto meno invasivo. Rivolgersi a uno specialista (otorinolaringoiatra o audiologo) è il primo passo per individuare la causa e costruire un percorso terapeutico personalizzato.

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L'acufene è curabile?

Si può guarire dall'acufene in maniera permanente? Si tratta di un disturbo complesso e molto variabile, che può avere origini diverse e manifestarsi con intensità differenti. Proprio per questa eterogeneità, non esiste una cura unica e definitiva valida per tutti i pazienti. In alcuni casi l’acufene può scomparire spontaneamente, soprattutto se legato a cause temporanee come un’infezione, un tappo di cerume, uno stress momentaneo o un’esposizione occasionale a rumori forti. In questi casi si può parlare di vera e propria guarigione. Quando invece l’acufene è collegato a danni permanenti dell’orecchio interno, a patologie croniche o a meccanismi neurologici complessi, è meno probabile che svanisca del tutto in maniera permanente. Questo non significa però che non sia curabile: oggi esistono diverse strategie terapeutiche che non eliminano sempre il disturbo alla radice, ma possono ridurne sensibilmente l’intensità e l’impatto sulla vita quotidiana. Tra queste rientrano la terapia del suono (sound therapy), l’utilizzo di apparecchi acustici nei casi associati a ipoacusia, la terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento e, in alcuni casi, trattamenti farmacologici di supporto. In sintesi, guarire in modo permanente dall’acufene è possibile soprattutto quando la causa è transitoria e risolvibile; se invece il disturbo è cronico, l’obiettivo realistico delle terapie è imparare a convivere con l’acufene riducendone al minimo il fastidio e migliorando la qualità della vita.

Storie e casi di acufeni spariti dopo anni

Molte persone che soffrono di acufene cronico temono che il disturbo possa accompagnarle per tutta la vita. In realtà, sebbene l’acufene tenda a diventare persistente quando dura più di sei mesi, non mancano testimonianze di pazienti che raccontano di aver visto i sintomi attenuarsi progressivamente o addirittura scomparire del tutto anche dopo anni. Nei forum e nei racconti diretti emergono casi molto diversi tra loro. Alcuni riferiscono che l’acufene è andato diminuendo gradualmente fino a sparire, senza un motivo preciso, come se il cervello avesse “imparato” a non percepirlo più. Altri attribuiscono il miglioramento a percorsi terapeutici mirati: l’uso di apparecchi acustici, la terapia del suono, tecniche di rilassamento o la terapia cognitivo-comportamentale hanno aiutato molti pazienti a gestire il disturbo, fino a non percepirlo più come un problema. In alcuni casi, il ritorno a una vita equilibrata – con meno stress, più sonno regolare e attività fisica – ha contribuito a un recupero quasi completo. Esistono anche testimonianze di persone che hanno avuto acufene per anni in forma molto fastidiosa e che, dopo aver trattato la causa sottostante (ad esempio una patologia dell’orecchio, un problema cervicale o un disordine vascolare), hanno visto il disturbo regredire fino a scomparire. Questi racconti mettono in evidenza un aspetto importante: l’acufene non è sempre definitivo. Anche se la medicina non dispone ancora di una cura universale, il disturbo può attenuarsi nel tempo o, in alcuni casi, sparire del tutto. Ogni esperienza è diversa e molto dipende dalla causa, dalla tempestività della diagnosi e dalla capacità del cervello di adattarsi.

Per chi convive con l’acufene da anni, leggere storie di miglioramento rappresenta una fonte di speranza: anche un disturbo cronico può avere un’evoluzione positiva, e con i giusti trattamenti è possibile riconquistare una buona qualità di vita.

Il cortisone guarisce gli acufeni?

Il cortisone è un farmaco che viene talvolta utilizzato nel trattamento degli acufeni, ma non rappresenta una cura definitiva né garantisce la guarigione del disturbo in tutti i pazienti. La sua efficacia dipende molto dalla causa che ha provocato l’acufene e dal momento in cui viene somministrato. In particolare, il cortisone può essere utile nei casi di acufene acuto legato a un’improvvisa perdita dell’udito (ipoacusia improvvisa) o a un trauma acustico recente. In queste situazioni, una terapia corticosteroidea iniziata tempestivamente – per via orale o, in alcuni casi, tramite iniezioni intratimpaniche – può contribuire a ridurre l’infiammazione, migliorare la circolazione nell’orecchio interno e favorire un recupero parziale o completo dell’udito, con conseguente attenuazione dell’acufene. Diverso è il discorso per l’acufene cronico, cioè quello che persiste da mesi o anni: in questi casi, il cortisone non ha dimostrato un beneficio significativo e difficilmente porta alla scomparsa del disturbo. Per questo motivo non viene considerato una terapia di lunga durata, ma piuttosto un trattamento di emergenza nelle fasi iniziali di alcuni tipi di acufene.

In sintesi, il cortisone può aiutare in situazioni specifiche e recenti, ma non rappresenta una cura universale. Se l’acufene persiste, lo specialista può consigliare altri approcci terapeutici, come apparecchi acustici, terapia del suono o percorsi di gestione psicologica.

Dottor Alessandro Monti
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Esercizi per gli acufeni e rimedi non farmacologici

Chi soffre di acufene sa quanto possa essere fastidioso convivere con il ronzio o il fischio costante nelle orecchie. Oltre alle terapie mediche e agli apparecchi acustici, esistono diversi rimedi non farmacologici ed esercizi pratici che possono aiutare a ridurre il disturbo e a gestirlo meglio nella vita quotidiana.

Esercizi utili per gli acufeni

  • Esercizi di rilassamento: pratiche come la respirazione profonda, lo yoga o la meditazione aiutano a diminuire lo stress, che spesso amplifica la percezione dell’acufene.
  • Training autogeno e mindfulness: utili per spostare l’attenzione dal rumore interno e imparare a conviverci senza viverlo come un peso costante.
  • Esercizi cervicali e posturali: quando l’acufene è legato a tensioni muscolari o problemi cervicali, movimenti dolci di stretching del collo e della schiena possono ridurre i sintomi.
  • Esercizi di masticazione e mandibolari: in alcuni casi di acufene associato a disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM), esercizi specifici indicati dal fisioterapista o dal dentista possono dare sollievo.

Rimedi non farmacologici

  • Terapia del suono (Sound Therapy): ascolto di suoni ambientali, rumori bianchi o musica a basso volume che mascherano il fischio e favoriscono l’abitudine del cervello al disturbo.
  • Tecniche di distrazione: leggere, ascoltare musica soft o dedicarsi ad attività piacevoli riduce l’attenzione focalizzata sull’acufene.
  • Igiene del sonno: dormire regolarmente, in ambienti tranquilli e, se necessario, con sottofondo sonoro, aiuta a migliorare la qualità del riposo.
  • Stile di vita sano: riduzione di caffeina, alcol e nicotina, attività fisica moderata e alimentazione equilibrata possono avere un effetto positivo.
  • Supporto psicologico: terapie come la CBT (terapia cognitivo-comportamentale) aiutano a gestire l’ansia e lo stress legati all’acufene.

Gli esercizi e i rimedi non farmacologici non eliminano sempre l’acufene, ma possono renderlo molto meno fastidioso e migliorare la qualità della vita. Il percorso ideale è personalizzato: ogni paziente può trovare sollievo combinando tecniche diverse, meglio se guidato da uno specialista.

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Sintomi e durata dei tipi di acufene meno frequenti

Oltre alle forme più diffuse, esistono alcuni tipi di acufene meno frequenti che presentano caratteristiche particolari per sintomi e durata.

Acufene vascolare

L’acufene vascolare si manifesta come un rumore pulsante che segue il battito cardiaco. Può essere percepito in uno o in entrambi gli orecchi ed è spesso collegato a disturbi della circolazione sanguigna, ipertensione o anomalie dei vasi vicini all’orecchio. La sua durata dipende dalla condizione di base: può attenuarsi se la causa viene trattata, ma in alcuni casi persiste a lungo.

Acufene notturno

L’acufene notturno non è un tipo specifico, ma una condizione in cui i sintomi diventano più evidenti di notte, quando l’ambiente è silenzioso. Non ha una durata predeterminata: può essere transitorio o cronico, ma in ogni caso incide sul sonno e sulla qualità della vita.

Acufene improvviso

L’acufene improvviso compare bruscamente, spesso associato a perdita uditiva acuta, stress intenso o esposizione a forti rumori. In alcuni pazienti dura poche ore o giorni, mentre in altri può protrarsi più a lungo, richiedendo un intervento medico urgente.

Acufene da barotrauma

Un altro caso particolare è l’acufene da barotrauma, che può insorgere in seguito a variazioni rapide di pressione, ad esempio durante un volo o un’immersione. Generalmente si risolve in pochi giorni, ma se il trauma è significativo può durare settimane.

Acufene da Covid

Infine, l’acufene da Covid è stato segnalato da alcuni pazienti durante o dopo l’infezione. La durata è variabile: per molti scompare entro poche settimane, mentre in una minoranza di casi può protrarsi per mesi.

In sintesi, la durata e l’evoluzione di questi acufeni meno frequenti dipendono strettamente dalla causa scatenante e dalla tempestività delle cure.

Domande frequenti sulla durata del ronzio alle orecchie

Quando vanno via gli acufeni?

Gli acufeni non hanno un andamento uguale per tutti: la loro scomparsa dipende molto dalla causa scatenante e dalla tempestività degli interventi. In molti casi si tratta di un disturbo temporaneo, che può comparire dopo un concerto, una discoteca, un raffreddore o un periodo di forte stress. In queste situazioni, il fischio o il ronzio tende a sparire spontaneamente entro poche ore o giorni, una volta risolta la condizione che lo ha provocato. Se invece l’acufene è legato a fattori più complessi – come ipoacusia cronica, traumi acustici, patologie dell’orecchio interno o alterazioni neurologiche – la probabilità che vada via da solo è molto più bassa. In questi casi, l’acufene può diventare persistente o cronico, accompagnando la persona per mesi o anni. Esistono anche forme intermittenti, che compaiono e scompaiono a fasi alterne, spesso influenzate da stress, stanchezza o abitudini di vita.

In sintesi, gli acufeni possono andare via da soli quando sono causati da fattori transitori e reversibili; al contrario, quando derivano da danni permanenti o patologie croniche, è meno probabile che scompaiano senza un trattamento mirato. Per questo motivo, se il disturbo dura più di qualche settimana o peggiora nel tempo, è importante rivolgersi a uno specialista per individuare la causa e valutare le terapie più adeguate.

Cosa fare se l'acufene non passa?

Se l’acufene non passa dopo giorni o settimane, è importante non ignorarlo e rivolgersi a uno specialista per capire quale possa essere la causa. Un otorinolaringoiatra o un audiologo sono i medici di riferimento: attraverso una visita e test audiometrici possono valutare la presenza di eventuale perdita uditiva, infezioni, tappi di cerume o altre patologie che contribuiscono al disturbo.

Nel frattempo, ci sono alcune strategie utili per alleviare i sintomi e migliorare la qualità della vita:

  • Evitare l’esposizione a rumori forti, che possono peggiorare la situazione.
  • Ridurre caffeina, alcol e nicotina, sostanze che possono accentuare l’acufene.
  • Favorire il sonno e ridurre lo stress, due fattori che influiscono molto sulla percezione del disturbo.
  • Utilizzare rumori di sottofondo (musica soft, suoni naturali, rumori bianchi) per mascherare l’acufene, soprattutto durante la notte.

Lo specialista potrà consigliare trattamenti mirati: dagli apparecchi acustici, se è presente ipoacusia, alla terapia del suono, fino al supporto psicologico con la terapia cognitivo-comportamentale, utile per ridurre l’ansia legata al disturbo. In alcuni casi selezionati possono essere prescritti farmaci per trattare patologie associate o per migliorare il sonno.

In sintesi, se l’acufene non passa, non bisogna scoraggiarsi: anche se non sempre si elimina del tutto, con le cure giuste si può imparare a gestirlo e ridurne l’impatto in modo significativo.

Quando l'acufene è preoccupante?

Nella maggior parte dei casi l’acufene non è il segnale di una malattia grave e tende ad avere un andamento benigno, soprattutto quando compare dopo un concerto, un raffreddore o un periodo di stress. Tuttavia, ci sono situazioni in cui il disturbo merita maggiore attenzione e deve essere valutato da uno specialista.

L’acufene diventa preoccupante quando:

  • compare all’improvviso e si associa a una perdita uditiva acuta;
  • è unilaterale (avvertito solo in un orecchio), soprattutto se persistente;
  • si presenta in forma pulsante, seguendo il ritmo del battito cardiaco, poiché può indicare problemi vascolari;
  • è accompagnato da vertigini, capogiri o difficoltà di equilibrio;
  • si associa a dolore all’orecchio, secrezioni o febbre, possibili segnali di infezione;
  • persiste da settimane o mesi senza miglioramenti, incidendo in modo significativo sulla qualità della vita.

In questi casi è fondamentale rivolgersi a un otorinolaringoiatra per eseguire una visita approfondita e, se necessario, ulteriori esami audiometrici o radiologici. Intervenire tempestivamente può aiutare a trattare la causa sottostante e ridurre il rischio che l’acufene diventi cronico.

In sintesi, l’acufene non è quasi mai pericoloso, ma non va sottovalutato se compare improvvisamente, è unilaterale, pulsante o accompagnato da altri sintomi: questi segnali richiedono sempre una valutazione medica.

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